domenica 28 aprile

di | 27 Aprile 2024

5 domenica di Pasqua – Gv 15,1-8

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Commento

Dio è un buon contadino che ama zappare la terra del nostro cuore perché possa dare frutti abbondanti e buoni. Dio prende quel tralcio fragile che è la nostra vita e la trasforma in una vite rigogliosa. Incredibile promessa di Dio, ma soprattutto incredibile atto di fiducia dell’uomo in un Dio contadino. Due sono le condizioni perché la vite possa essere feconda. Due sono le condizioni perché tutto questo possa avvenire, due sono le condizioni per cui la vite può dare tanto frutto, frutto in abbondanza. La prima è l’unità, la comunione tra vite e tralcio, tra Dio e l’uomo. Paragono questa comunione ad un atto di fiducia pieno totale che mi chiede di rimanere nella casa del padre sempre. La seconda condizione è la potatura. Non si potano solo i rami secchi, ma anche quelli vivi, quelli che sono superflui. Certo l’operazione della potatura è operazione dolorosa, lascia il segno nel cuore e nella vita, ma è operazione necessaria se vogliamo dare frutto abbondante. Dio non getta nel fuoco la fragilità umana, Dio la ricompone, le chiede di rimanere nella sua casa e di lasciarsi potare. Forse queste sono le regole della vita.

Preghiamo

Preghiamo per porta nel cuore ferite e fragilità.

2 pensieri su “domenica 28 aprile

  1. Elena

    Finalmente una lettura di questa parabola un po’ più profonda ed efficace. Necessaria l’unione dell’uomo con Dio, fonte di ogni bene della nostra vita, e necessarie le potature di ciò che non serve, di ciò che è superfluo e dispersivo per ricondurre linfa vitale pura alla pianta in crescita, affinché dia frutto buono e abbondante.
    E allora Signore, opera on me e in noi cristiani unione con Te e le giuste potature, poiché solo Tu sai fare bene questo lavoro in noi.
    Prego con voi per tutte le nostre fragilità.

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  2. sr Alida

    Rimanere in Lui è ripetuto più volte
    È un rimanere attivo, un restare uniti a Lui, senza questo rimanere non posso fare nulla. Se rimango unita a Lui, saprò accettare le potature perché il rimanere aumenta la fiducia reciproca. Signore aiutaci a non guardare solo ai nostri tralci, ma Te che ci ami, facci rimanere in Te per incontrarti e farti incontrare ssui nostri cammini. Preghiamo per chi porta nel cuore ferite e fragilità.

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