venerdì 10 maggio

di | 9 Maggio 2024

Mc. 6,1-6

1 Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. 2 Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: «Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? 3 Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?». E si scandalizzavano di lui. 4 Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». 5 E non vi potè operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. 6 E si meravigliava della loro incredulità.

Commento

Ormai Gesù è popolare tra la gente. Lo sentono come un guaritore, un liberatore dal male, un profeta. Gesù, utilizzando un’espressione popolare, dichiara che un profeta non è bene accetto in patria. E poi qui emerge anche la questione dei fratelli e delle sorelle di Gesù che da sempre con un accorgimento teologico diventano i cugini, se invece lasciamo il testo così come è, possono essere fratelli e sorelle. Ma una cosa mi colpisce. In questo testo non si dice che Gesù era il figlio di Giuseppe il falegname- carpentiere, ma che lui era il carpentiere. Il testo infatti dice:  Non è costui il carpentiere? Gesù era il carpentiere! Lui aveva imparato il lavoro da suo padre. Lui aveva utilizzato gli strumenti di lavoro, lui forse era andato con suo padre a cercare il legno giusto per lavorarlo. Insomma mi sembra che Marco sta rivalutando in Gesù quel lavoro manuale, che troppe volte è destinato a rimanere come in secondo piano rispetto ad un lavoro di tipo intellettuale.  E, con un po’ di eccesso di fantasia posso anche dire che forse un giorno Gesù sulla croce ha risentito quel profumo di legno tagliato nella bottega di suo padre e forse, grazie a quel profumo di legno, avrà pensato a suo padre e sua madre per non sentirsi così solo lì sulla croce.

Preghiamo

Preghiamo per tutti i lavoratori

2 pensieri su “venerdì 10 maggio

  1. sr Alida

    Riconoscere Gesu’ come figlio di Dio e riconoscerlo come uomo, per noi piccoli umani è un po’ difficile eppure sappiamo che ha vissuto dolori e gioie come noi. Nella nostra società dove il lavoro ora è più fatto da macchine e robot, bello è ridare valore al lavoro manuale… Per ritrovarlo più vicino a noi nell’ordinario dei nostri giorni. Mi piace il collegamento alla croce dove ci porta ad unificare di più il senso della nostra vita e valorizzare la salvezza per ognuno di noi. Per tutti i lavoratori preghiamo, sopratutto per i lavori più rischiosi.

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  2. Elena

    Gesù uomo e uomo di Dio. Lo fa sentire al mio fianco, sapiente delle cose del mondo e delle cose divine, vicino ad ogni uomo e ad ogni storia, dentro ad una famiglia e dentro una famiglia allargatissima, che è l’umanità. Meraviglioso Gesù! Uomo e Dio in ogni suo sentire gli esseri umani…

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