cura e gratitudine

di | 10 Maggio 2024

Oggi voglio tentare di collegare due parole in apparenza slegate tra loro, ma che scopro invece messe come in una relazione profonda. La parola che sto commentando in questi giorni è cura, la parola che voglio collegare ad essa è gratitudine. Al riguardo faccio riferimento ancora a don Roberto. Penso che fino al giorno del suo anniversario continuerò a commentare piccole cose della sua grande vita.  Tra l’altro non mi piace la parola anniversario, preferisco memoria. Memoria mi dà l’idea di qualcosa di più vivo. Don Roberto amava essere grato per tutto quello che succedeva attorno a lui. Per gli amici che venivano a trovarlo, per tutti quelli che facevano qualcosa per lui e con lui. Amava dire grazie alla montagna, all’orto, alla vita e al dolore. Amava immensamente la gratitudine. La gratitudine è un bene enorme, un capitale umano immenso. È quella qualità della vita che mi porta a dire che le questioni più importanti della nostra vita nascono da doni, talenti, amicizie. io non ci riesco ad essere grato, o perlomeno faccio molta fatica. Mi sono chiesto tante volte da dove attingeva don Roberto la forza della gratitudine, del grazie. Ed ecco che immediatamente viene spontaneo far emergere l’altra parola, la cura. Durante tutta la sua vita don Roberto si è preso cura della madre terra, della montagna, della vita e del dolore umano. E questo tratto della cura ha fatto emergere l’altro tratto fondamentale della sua vita, la gratitudine. Perché nella misura in cui mi prendo cura in maniera autentica dell’altro divento grato alla vita e al mondo per quanto ho fatto per gli altri e per quanto ho ricevuto dagli altri. O forse si impara a prendersi cura dell’altro e della sua vita in maniera autentica, perché si impara a riconoscere e a essere grati per i doni ricevuto. Gratitudine tiene nella mano la cura e la cura si lascia accompagnare dalla gratitudine.  Forse gratitudine e cura sono tenute in braccio dalla fede -fiducia nell’altro e in quel Dio che è Padre. Alla fine tutto è ricondotto sempre a quell’unica parola che è fiducia – affidamento. La fede è un bene che riconosce l’altro, che si affida all’altro, che se ne prende cura e che ne diventa grato per tutto quello che intravede come bene. Don Roberto era così: affidato, grato, e con un grande desiderio di cura dell’altro. Aveva trovato l’unità della sua vita in queste tre parole: fiducia, cura, gratitudine.

2 pensieri su “cura e gratitudine

  1. Marco

    Il cantico di frate Sole è forse il più bel canto di gratitudine che un uomo abbia mai rivolto al Signore e come Don Roberto anche Francesco lo ha composto nel periodo più difficile della sua vita immerso in una condizione fisica che di lì a poco lo avrebbe riportato al suo creatore
    Don Roberto lo ha cantato con la sua vita
    Laudato si mi Signore credo che sia sinonimo di ti sono grato Signore
    Questi uomini hanno acquisito una serenità interiore la cui grandezza io neanche immagino ed hanno lasciato una luce di riflesso che per Francesco è ancora viva nonostante 800 anni e lo stesso per Don Roberto che sto conoscendo attraverso le tue parole carissimo Don Sandro
    Poi penso infine che Non devo fare nessun discorso di intensità di luce riflessa perché lo straordinario è che la fonte di questa luce riflessa fa si che è sempre la stessa sia che parliamo Francesco d’Assisi che di Don Roberto
    È il meraviglioso principio di scelta di (Yeshu’a) che fa erigere cattedrali immense per pescatori e venditori di tende anziché principi e Re
    E quel giardiniere che è Dio padre che la potatura della vigna non la sbaglia mai

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