mercoledì 18 gennaio

di | 17 Gennaio 2023

esodo 9, 13-35

Il Signore disse a Mosè: “Àlzati di buon mattino, presèntati al faraone e annunciagli: “Così dice il Signore, il Dio degli Ebrei: Lascia partire il mio popolo, perché mi possa servire! 14Perché questa volta io mando tutti i miei flagelli contro il tuo cuore, contro i tuoi ministri e contro il tuo popolo, perché tu sappia che nessuno è come me su tutta la terra. 15Se fin da principio io avessi steso la mano per colpire te e il tuo popolo con la peste, tu ormai saresti stato cancellato dalla terra; 16invece per questo ti ho lasciato sussistere, per dimostrarti la mia potenza e per divulgare il mio nome in tutta la terra. 17Ancora ti opponi al mio popolo e non lo lasci partire! 18Ecco, io farò cadere domani, a questa stessa ora, una grandine violentissima, come non ci fu mai in Egitto dal giorno della sua fondazione fino ad oggi. 19Manda dunque fin d’ora a mettere al riparo il tuo bestiame e quanto hai in campagna. Su tutti gli uomini e su tutti gli animali che si troveranno in campagna e che non saranno stati ricondotti in casa, si abbatterà la grandine e moriranno””. 20Chi tra i ministri del faraone temeva il Signore fece ricoverare nella casa i suoi schiavi e il suo bestiame; 21chi invece non diede retta alla parola del Signore lasciò schiavi e bestiame in campagna. 22Il Signore disse a Mosè: “Stendi la mano verso il cielo: vi sia grandine in tutta la terra d’Egitto, sugli uomini, sulle bestie e su tutta la vegetazione dei campi nella terra d’Egitto!”. 23Mosè stese il bastone verso il cielo e il Signore mandò tuoni e grandine; sul suolo si abbatté fuoco e il Signore fece cadere grandine su tutta la terra d’Egitto. 24Ci furono grandine e fuoco in mezzo alla grandine: non vi era mai stata in tutta la terra d’Egitto una grandinata così violenta, dal tempo in cui era diventata nazione! 25La grandine colpì, in tutta la terra d’Egitto, quanto era nella campagna, dagli uomini alle bestie; la grandine flagellò anche tutta la vegetazione dei campi e schiantò tutti gli alberi della campagna. 26Soltanto nella regione di Gosen, dove stavano gli Israeliti, non vi fu grandine.
27Allora il faraone mandò a chiamare Mosè e Aronne e disse loro: “Questa volta ho peccato: il Signore è il giusto; io e il mio popolo siamo colpevoli. 28Pregate il Signore: ci sono stati troppi tuoni violenti e grandine! Vi lascerò partire e non dovrete più restare qui”. 29Mosè gli rispose: “Non appena sarò uscito dalla città, stenderò le mani verso il Signore: i tuoni cesseranno e non grandinerà più, perché tu sappia che la terra appartiene al Signore. 30Ma quanto a te e ai tuoi ministri, io so che ancora non temerete il Signore Dio”. 31Ora il lino e l’orzo erano stati colpiti, perché l’orzo era in spiga e il lino in fiore; 32ma il grano e la spelta non erano stati colpiti, perché tardivi.
33Mosè si allontanò dal faraone e dalla città; stese le mani verso il Signore: i tuoni e la grandine cessarono e la pioggia non si rovesciò più sulla terra. 34Quando il faraone vide che la pioggia, la grandine e i tuoni erano cessati, continuò a peccare e si ostinò, insieme con i suoi ministri. 35Il cuore del faraone si ostinò e non lasciò partire gli Israeliti, come aveva detto il Signore per mezzo di Mosè.

Commento

Il testo ci racconta ancora di una piaga, quella della grandine. Ormai siamo vicini alla più terribile delle piaghe, quella della morte dei primogeniti. Vorrei fare un ulteriore riflessione circa queste piaghe partendo da un altro punto di vista ancora. Si tratta dello sguardo sul tema dell’idolatria, cosa che il popolo ebraico ha sempre combattuto e che è alla base della legge ebraica: non avrai altro Dio all’infuori di me. La parola sacra possiamo dire che non alcuna pietà contro il faraone che è il simbolo massimo di ogni forma di idolatria. Per la parola sacra non si può pensare ad un sole che diventa dio, ad un animale che diventa dio, al denaro che diventa Dio e nemmeno ad un uomo che diventa dio, in questo caso il Faraone che diventa dio. È una lotta senza nessuna esclusione di colpi quella che Israele fa all’idolatria. E allora le piaghe d’Egitto sono forse anche un segno, un simbolo di questa lotta di Mosè contro il faraone che si è fatto dio, l’onnipotente dimenticando che è semplicemente un uomo. Dal momento della creazione la parola sacra distingue chiaramente la natura, il cosmo, l’umanità da Dio, essi sono segni di Dio, non sono Dio. E questo è dichiarato fin dall’inizio, dall’atto creativo. Il faraone che si sente Dio, onnipotente del grande regno d’Egitto non può accettare di perdere questa posizione di idolo.

Preghiamo

Preghiamo per i sacerdoti

2 pensieri su “mercoledì 18 gennaio

  1. Anonimo

    Donami, donaci, Signore l’umiltà del cuore per non impadronirsi di un ruolo, che deve diventare servizio, accoglienza delle persone,del bene comune….per i sacerdoti preghiamo.

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  2. Elena

    Quanto idolatriamo noi stessi, un amore, il denaro, il potere, la carriera. Quanto non riusciamo a chinare la testa davanti a Te, Signore, e riconoscerti come unico Dio, Padre amorevole e misericordioso. Quanta umiltà manca nelle nostre vite effimere, fragili, piccole. Aiutaci Signore Dio a guardare attraverso i tuoi occhi, a vivere attraverso il Tuo amore.
    Una preghiera per i sacerdoti.

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