fare rete

di | 23 Aprile 2022

apro una specie di dialogo con tutti voi. Metterò insieme parole e ne farò frasi e pensieri; mettete insieme anche voi parole e frasi e dite la vostra sulle mie parole e frasi. oggi metto insieme due parole. Fare e rete. Qualche anno fa sembrava il mantra del mondo dell’associazionismo, della cooperazione. Poi si è trasformato in fare sinergia. Ma secondo il mio modesto parere non è cambiato molto, anche se fare sinergia mi sembra più dinamico e vivo che fare rete. Anche nella chiesa il fare rete è operazione complessa. La chiesa non usa queste espressioni, parla invece di fraternità, di comunità territoriale. Ho vissuto gli anni con Don Roberto come veri anni di fraternità, di rete e di sinergia. Oggi frequento di meno i luoghi della fraternità. Un po’ per le tante cose da fare, un po’ perché non mi attira questa idea di rete e di fraternità. Visto che non sono un grande frequentatore di questi luoghi di fraternità meglio tacere e credere che si stanno facendo sforzi per camminare nella direzione della fraternità. Il mio orto richiede di fare rete. E partendo dal mio orto dico alcune piccole riflessioni su queste due parole. In che senso l’orto richiede un fare rete? Come prima cosa perché tutto deve essere ben collegato, legato insieme, come una rete con  maglie strette che pesca molto di più rispetto ad una rete con maglie larghe. Legato insieme nei tempi, nei modi, nell’accostamento degli ortaggi. Legato insieme con chi se ne prende cura ogni giorno. Non basta piantare, bisogna stare vicino alle piante. Il fare rete prevede lo stare vicino, l’incontrarsi, il legarsi in tempi e modi con maglie molto strette. Un secondo tema è quello del continuo scambio di nutrimento, di vicinanza, di interconnessione tra i vari ortaggi. In questo senso il fare rete richiede un continuo scambio di idee, di progettazione, soprattutto tra chi è piccola realtà. Lo dico in un altro modo: fare rete richiede un rilascio continuo di quote di potere personale o della singola comunità da mettere a disposizione dell’altro, magari di chi fa più fatica. Ho paura che questo è l’elemento che più di tutti impedisce fraternità. Chi è disposto a mollare la sua quota di potere a favore dell’altro? Guardo le mie insalate che sono vicino alle coste bianche. Sono sicuro che non si fanno problemi a mollare le loro quote di potere a favore l’una dell’altra. Sanno bene che in questo scambio vicendevole riusciranno a crescere e dare frutto. E se imparassimo da un po’ di insalata e da un po’ di costa bianca a fare rete? proposta concreta: sediamoci insieme per condividere idee e progetti, rilasciando quote di potere l’uno a favore dell’altro. la casadi Rosciano è aperta a questo dialogo.

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