venerdì 29 marzo

di | 28 Marzo 2024

venerdì Santo – Giovanni 19,25-30

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: “È compiuto!”. E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

Commento

Il venerdì santo è il giorno in cui si contempla la croce di Gesù. Ho scelto di mettere solo alcune righe di tutto il lungo racconto della passione secondo san Giovanni. In particolare i versetti che narrano della sua morte in croce. C’è un passaggio interessante nel vangelo di Giovanni che ci aiuta a comprendere il senso della croce. Si dice così al cap 6: “E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno”. La volontà di Dio è evitare che il male ci inghiotta, che la morte ci travolga. Gesù non la evita; la prende su di sé perché non schiacci noi; non vuole perderci. Nessuno dei suoi discepoli di ieri e di oggi deve soccombere alla morte. Per questo la passione continua. Continua nei numerosi calvari di questo mondo ove c’è ancora la guerra e dove milioni di profughi vengono ammassati; continua là dove c’è gente prostrata dall’angoscia; continua in quei malati lasciati soli nell’agonia; continua ovunque si suda sangue per il dolore e la disperazione. Anche noi siamo tra coloro che il Padre ha affidato alle sue mani. Egli ha preso su di sé il nostro peccato, le nostre croci, perché noi tutti fossimo sollevati. Nel cuore della liturgia del Venerdì Santo entra solennemente la croce: tutti si inginocchiano e la baciano. La croce non è più maledizione, ma Vangelo, fonte di una nuova vita: “Ha dato sé stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga” (Tt 2,14), scrive l’apostolo Paolo. Su quella croce è stata sconfitta la legge dell’amore per sé stessi ed è uscita vittoriosa la legge del noi, della fraternità universale.

Preghiamo

Preghiamo per tutti coloro che hanno una croce da portare.

3 pensieri su “venerdì 29 marzo

  1. sr Alida

    Stare presso la croce… E affidare noi stessi e tutti i volti bisognosi, che conosciamo e no… Tutti quelli che hanno una croce da portare. Perché ritroviamo speranza pensando al dono grande d’amore di Dio.

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  2. Elena

    Ed è davanti alla croce che mi piego, che mi prostro, perché il suo peso è troppo grande da portare, perché il suo dolore rappresenta tutti noi e la nostra impotenza, la nostra incapacità, il nostro fallimento e la nostra semplice e povera umanità. Prego per tutte le croci, davanti alla Croce!

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  3. sr Alida

    Aumenta la mia speranza quando penso che Gesù nel massimo della debolezza ci fa il dono più grande: la salvezza di tutti, Lui muore dona vita.

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