volti

di | 11 Marzo 2022

Sono come incantato da quei volti dei ragazzi di scuola. Sono coperti dalla mascherina, ma quei volti raccontano storie impegnative. Sono volti che vanno guardati e ascoltati e poi lasciati andare. Poi mi soffermo in un briciolo di tempo disponibile  a guardare i volti della guerra e poi vado oltre con i volti di tanti popoli, volti che nascondono storie a volte dolorose a volte disperate, ma sono sempre volti.  Guardare e scrutare un volto è entrare in relazione, è aprire una relazione con l’altro.  I volti cambiano aspetto a secondo di quello che passa nel cuore e a secondo di quali sono gli incontri. Ma i volti cambiano anche perché si passa dalla gioia al dolore. Guardo il volto di un amico e vedo luce nei suoi occhi, guardo un altro volto di una altro amico e vedo dolore. I volti della guerra sono dignitosi anche se disperati. Così il volto dei ragazzi di oggi: sono volti segnati dalla fatica, ma segnati anche da una profonda dignità. Altro che dire i nostri giovani e i nostri adolescenti sono incapaci, indifferenti e tutto il resto. Sono volti luminosi, basta ascoltarli. Mi piace scrutare i volti di chi incontro. Non per curiosità, ma per vedere tracce della sofferenza umana, ben sapendo che quanto il volto dell’altro rivela sofferenza si aggiunge sofferenza anche  a chi osserva i volti. Sentire e condividere, attraverso lo sguardo, la parola, i gesti il dolore umano. La classe in cui sono stato oggi mi ha sollecitato molto in questo. Certo ci vuole molta attenzione, rispetto, prudenza nel guardare il volto dell’altro. Non ci deve essere curiosità, giudizio o peggio ancora pregiudizio; per guardare il volto dell’altro ci vuole mitezza e semplicità

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