ritrovare manomissioni

di | 4 Giugno 2021

Manomettere nel linguaggio comune ha un semplice significato, quello di manomettere qualcosa per fini personali, in genere di lucro. Ne conosciamo un infinità di manomissioni, dalle più semplici alle più complesse. Non mi metto a fare esempi di nessun tipo, ma le manomissioni di questo genere ci sono. Ho scoperto però che esiste anche un altro significato della parola manomissioni e quando ho scoperto questo significato mi sono subito detto che la manomissione è da ritrovare come un elemento importante per il nostro futuro. Nel diritto romano la manomissione indicava l’atto di liberazione di uno schiavo. Addirittura la manomissione civile oltre ad affrancare lo schiavo dava a lui anche la cittadinanza romana. Come prima cosa dico perché sto scrivendo ste cose sulla manomissione. Il motivo è semplice, ascoltando una relazione durante un corso, la relatrice ha parlato di manomissione come atto di libertà e allora questa parola mi ha preso e ho cercato prima di capire e poi di collegare il tutto alla mia vita. Pensate che bello se oggi un ministro decidesse la manomissione civile e regalasse la cittadinanza al nostro Mounir e a tanti altri. Ed invece siamo ancora qui a dirci jus soli e via dicendo. Lo diciamo ma non lo facciamo. Vorrei ritrovare quella manomissione che libera lo schiavo e lo rende cittadino a tutti gli effetti. Ed invece conosco quasi solo la manomissione dei documenti e delle cose a fine di lucro. Vorrei ritrovare la manomissione come etica di una libertà vera, di una ricerca vera, una ricerca che riguarda tutto l’umano possibile. Una manomissione, una liberazione delle parole per restituire a loro il vero significato, non quello manomesso a fini di lucro, ma quello che afferma le bellezza e la giustizia sull’umanità. Manomettere le parole per avere tra le mani la verità delle parole senza ini di lucro, ma con l’unico fine di amare. Vorrei ritrovare la manomissione delle presunte certezze di tanti che presumono di mettere in fila prima i buoni e poi i cattivi. L’unica certezza che dovremmo conservare è quella delle domande sulla vita, sul mondo, sull’uomo.  Manomettere le parole per dare loro la libertà necessaria per interpellare voci, lasciarsi affascinare dai sogni e dalle visioni. Ritrovare la manomissione come atto che incontra la ferita dell’altro liberandola in uno spazio di ascolto e di ricostruzione. Ritrovare la manipolazione come l’arte di liberare la diversità, la contaminazione, non la confusione, ma l’alterità. Quante cose ha prodotto questa parola! Ma soprattutto vorrei quella manomissione che libera lo schiavo e dona a lui tutta la sua dignità di persona

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