parola che nutre

di | 12 Dicembre 2022

Cerco del tempo per una parola che nutre. Per la verità non sono parole mie, ma è un breve messaggio che mi è arrivato questa mattina. Interessante, una parola che nutre. Conosco tante parole, ma quella che nutre è quella parola che mi fa riflettere, che mi fa da specchio. A volte è la parola degli amici, altre volte è una parola letta, altre volte è una parola furtiva che arriva di nascosto. Comunque rimane il fatto che una parola che nutre deve anche solo avere il gusto di un cibo buono, fragrante, dolce. Ed invece no, a volte mi accorgo di come la parola che nutre è parola amara, parola che lascia il segno dentro, parola che ti mette con le spalle al muro. Le tue parole mi vennero incontro e furono per me come gioia e letizia ed io le divorai con avidità. Così scrive il profeta Geremia. Io mi nutro con avidità di tante parole che mi vengono incontro, ma non posso non fare a meno di dichiarare che a volte sono parole facili, belle, altre volte sono parole sofferte e che fanno soffrire. Tra le tante parole che conosco e che mi nutrono ve n’è una in particolare di cui non posso fare a meno. Si tratta della parola sacra. Questa parola sacra che frequento giorno dopo giorno non mi dona certezze assolute, mi mette in cammino. La parola sacra non la riconosco in quello spazio sacro che è il tempio, ma la sento risuonare nel profondo del mio cuore. La parola sacra che mi nutre ogni giorno è come manna nel deserto: arriva ogni giorno quanto basta per nutrirmi, non ne arriva mai di più. Ogni giorno quanto ne basta, il resto è avanzo, di più. Non devo appartenere alla parola che nutre e lei non mi appartiene. Io mi metto al margine e guardo dove passa ogni giorno questa parola che nutre e se riesco ne colgo anche solo il soffio di un passaggio. Ci vuole umiltà per stare ogni giorno con la parola che nutre, con la parola sacra. Ogni mattina e ogni sera sfoglio più per ostinazione che per intelligenza la parola che nutre, la parola sacra. La cerco come compagna di viaggio durante la giornata, ma il  più delle volte la perdo per strada, perché la giornata è smarrimento della parola che nutre. E allora mi tengo stretto la mattina e la sera, perché quei due momenti, mattina e sera, sono come il risarcimento dell’affanno giornaliero. E allora me li tengo stretti, per avere la mia parola che nutre il giorno e la notte

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