mercoledì 20 maggio

di | 19 Maggio 2020

Lc 23,26-32  

26Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. 27Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. 30Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. 31Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». 32Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

Commento

Devo essere sincero, non ho mai apprezzato molto i commenti delle tradizionali via crucis a questi passaggi della salita di Gesù al monte calvario, mi sembrano troppo “Dolorosi”, cioè viene messo in evidenza il percorso doloroso di Gesù e si fa del dolore l’arma che salva. In realtà è l’amore che salva, non il dolore. Vorrei che nel Cireneo si sottolineasse il suo amore, forse costretto, ma sicuramente attento a come portare la croce con Gesù. Vorrei che di quelle donne che si battevano il petto e piangevano non ne venisse fuori l’immagine di donne che recitavano la parte delle donne piangenti, ma che provassero un autentico sentimento di amore per Gesù. E che nelle parole di Gesù non si trovasse una forma di castigo per quella generazione che non lo ha ascoltato e lo ha messo in croce, ma quasi un atto di amore per tutta l’umanità che non capisce, non ascolta, non comprende. Si me lo immagino così la salita alla croce, su per quelle vie strette di Gerusalemme fino al calvario. Un ultimo grande grido di amore di Gesù nei confronti dell’umanità. Non la chiamerei la via del dolore, ma la via della pienezza dell’amore. E sono anche convinto che questa via della pienezza dell’amore passa anche per il dolore di chi si dona pienamente. Ma l’accento non deve essere posto sul dolore, ma sulla pienezza dell’amore. Perché la salita alla croce è salita di dolore per amore e non di dolore fine a se stesso. Giuni Russo, già ammalata, cantava in una sua canzone stupenda: Le parole tue per me Morirò d’amore, morirò per te… Socchiudo gli occhi e le tue mani mi accarezzano Quelle parole urlate poi dall’eco rimandate Che dal cielo cantano Morirò d’amore, morirò per te. La via della croce è il canto di amore del Signore che muore d’amore  per me, per tutti.

Preghiamo

Preghiamo per tutti coloro che hanno la forza di donare la vita.

2 pensieri su “mercoledì 20 maggio

  1. Elena

    Morire d’amore…. È qualcosa a cui ho pensato diverse volte…per dare alla luce un figlio, per donare un organo, per salvare qualcuno in pericolo, per curare qualcuno che fa ammalare anche te… Fanno parte della vita di chi ama, questi “rischi”. Rischi molto consapevoli, morire d’amore, per amore, accade. Anche a noi. La croce diventa amore, amore puro….lavato nel dolore. Il dolore che porta al distacco della relazione fisica con l’amato, ma che lascia la vita all’altro e gliela lascia come un dono di un assoluto amore puro…. L’amore è tutto ciò che resta, di ogni vita e là, dove c’è stata una croce è un amore che riflette la luce e la bellezza del volto di Dio….

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  2. sr Alida

    Molto meglio pensare a un dolore per Amore ,la motivazione è importante ,perchè in fondo sapersi amati è un’esigenza profonda di ciascuno ….Pur sentendomi molto piccola in questo dono d’amore,chiedo al Signore di aiutarmi a camminare verso un amore pieno . Prego con voi per chi sa donare con amore la propria vita .

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