martedì 12 marzo

di | 11 Marzo 2024

Ez 42

Allora mi fece uscire nel cortile esterno dal lato settentrionale e mi condusse all’appartamento che sta di fronte allo spazio libero prospiciente l’edificio verso settentrione. 2Nella facciata aveva una lunghezza di cento cubiti, verso settentrione, e cinquanta cubiti di larghezza. 3Di fronte ai venti cubiti del cortile interno e di fronte al lastricato esterno, vi era un porticato davanti a un altro porticato a tre piani; 4davanti alle stanze c’era un corridoio di dieci cubiti di larghezza per cento di lunghezza: gli ingressi delle stanze guardavano a settentrione. 5Le stanze superiori erano più strette delle inferiori e intermedie, perché i porticati occupavano parte dello spazio. 6Erano a tre piani, ma non avevano colonne come quelle degli altri, e perciò le stanze superiori erano più strette rispetto a quelle intermedie e a quelle inferiori. 7Il muro esterno parallelo alle stanze, dal lato del cortile esterno, aveva, davanti alle stanze, una lunghezza di cinquanta cubiti. 8Infatti la lunghezza delle stanze del cortile esterno era di cinquanta cubiti, mentre dal lato dell’aula era di cento cubiti. 9In basso le stanze avevano l’ingresso rivolto verso oriente, entrando dal cortile esterno, 10sulla larghezza del muro del cortile. A mezzogiorno, di fronte allo spazio libero e all’edificio, c’erano stanze 11e, davanti ad esse, un passaggio simile a quello delle stanze poste a settentrione: la lunghezza e la larghezza erano uguali a quelle, come anche le varie uscite e le loro disposizioni. Come gli ingressi di quelle, 12così erano gli ingressi delle stanze che davano a mezzogiorno; un ingresso era al principio dell’ambulacro, lungo il muro corrispondente a oriente di chi entra. 13Egli mi disse: “Le stanze a settentrione e quelle a mezzogiorno, di fronte allo spazio libero, sono le stanze sacre, dove i sacerdoti che si accostano al Signore mangeranno le cose santissime: ivi riporranno le cose santissime, le oblazioni e le vittime di espiazione e di riparazione, perché santo è questo luogo. 14Quando i sacerdoti vi saranno entrati, non usciranno dal luogo santo verso il cortile esterno, ma deporranno là le loro vesti con le quali hanno prestato servizio, perché esse sono sante: indosseranno altre vesti e così si avvicineranno al luogo destinato al popolo”. 15Quando ebbe terminato di misurare l’interno del tempio, egli mi condusse fuori per la porta che guarda a oriente, e misurò la cinta intorno. 16Misurò il lato orientale con la canna da misura: era cinquecento canne, in canne da misura, all’intorno. 17Misurò il lato settentrionale: era cinquecento canne, in canne da misura, all’intorno. 18Misurò il lato meridionale: era cinquecento canne, in canne da misura. 19Si volse al lato occidentale: misurò cinquecento canne, in canne da misura. 20Da quattro lati egli misurò il tempio; aveva intorno un muro lungo cinquecento canne e largo cinquecento, per separare il sacro dal profano.

Commento

C’è un passaggio alla fine della misurazione del tempio che dice così: per separare il sacro dal profano. A noi può sembrare un’assurdità perché tendiamo ad unire, unificare. Il sacro e il profano in qualche modo devono stare insieme. in realtà Ezechiele non sta dividendo sacro e profano, vuole invece far comprendere come il mescolamento delle due funzioni alla fine non produce niente. Possiamo dire così: il sacro dice che tempo e spazio hanno un valore diverso dal profano. Se vogliamo il profano era tutto il mondo che non contemplava la sacralità del tempo e dello spazio, era solo il tempo che scorreva, lo spazio delle attività umane senza nessun riferimento al divino. Il tempo in questo caso in greco è detto cronos è il tempo che scorre, mentre nel sacro il tampo diventa Kairos, tempo di un accadimento di qualcosa di unico, di divino. Il varcare la soglia del tempio voleva dire entrare in un tempo e in uno spazio segnato dalla grazia. Uscendo dal tempio l’uomo era chiamato a vivere questo tempo e spazio di grazia. Nel caos generale della natura e dei rapporti sociali, in balìa entrambi della forza e dell’irrazionale, quando l’uomo antico varcando la soglia del tempio, superava anche la soglia del tempo e assaporava l’eternità, vinceva in quel tempo-tempio la paura e il vuoto, ne usciva come rinfrancato

Preghiamo

Preghiamo per i malati

2 pensieri su “martedì 12 marzo

  1. Elena

    Il luogo ed il tempo della sacralità. Come nel tempio o nelle chiese, anche nel nostro cuore abbiamo un tempo ed un luogo sacri e tempi e luoghi profani. Il nostro cuore ospita o meno Dio e ciò che è di Dio. Personalmente, mescolo in cuore mio tanto del sacro col profano, quando prego e non riesco a concentrarmi o quando non riesco a portare nella vita ciò che mi sono riproposta in chiesa. Credo che tutto abiti in tutto, allora ti cerco, mio Dio, in ogni dove. In ogni incontro, in ogni parte silenziosa del creato e mi sembra di trovarti più facilmente che in chiesa… Cerco di abitare il sacro e di lasciarmi abitare da Te.
    Prego per gli ammalati.

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  2. sr Alida

    È un po’ quello che sperimento quando prego vivere il quotidiano con il senso del divino… Ma stanno insieme nel concreto, difficile dividere. Importante in questo unificare la consapevolezza della Presenza del Signore che accompagna.. Condido con Elena le belle espressione e preghiera a riguardo, mi unisco nella preghiera per gli ammalati.

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