Giobbe 33,1-18
[1]Ascolta dunque, Giobbe, i miei discorsi,
ad ogni mia parola porgi l’orecchio.
[2]Ecco, io apro la bocca,
parla la mia lingua entro il mio palato.
[3]Il mio cuore dirà sagge parole
e le mie labbra parleranno chiaramente.
[4]Lo spirito di Dio mi ha creato
e il soffio dell’Onnipotente mi dà vita.
[5]Se puoi, rispondimi,
prepàrati davanti a me, stà pronto.
[6]Ecco, io sono come te di fronte a Dio
e anch’io sono stato tratto dal fango:
[7]ecco, nulla hai da temere da me,
né graverò su di te la mano.
[8]Non hai fatto che dire ai miei orecchi
e ho ben udito il suono dei tuoi detti:
[9]«Puro son io, senza peccato,
io sono mondo, non ho colpa;
[10]ma egli contro di me trova pretesti
e mi stima suo nemico;
[11]pone in ceppi i miei piedi
e spia tutti i miei passi!».
[12]Ecco, in questo ti rispondo: non hai ragione.
Dio è infatti più grande dell’uomo.
[13]Perché ti lamenti di lui,
se non risponde ad ogni tua parola?
[14]Dio parla in un modo
o in un altro, ma non si fa attenzione.
[15]Parla nel sogno, visione notturna,
quando cade il sopore sugli uomini
e si addormentano sul loro giaciglio;
[16]apre allora l’orecchio degli uomini
e con apparizioni li spaventa,
[17]per distogliere l’uomo dal male
e tenerlo lontano dall’orgoglio,
[18]per preservarne l’anima dalla fossa
e la sua vita dalla morte violenta.
Commento
In questo tentativo di argomentazione di Eliù si prende una strada che non è immediatamente quella classica che abbiamo visto fino ad ora, e cioè la legge della retribuzione: al bene corrisponde benessere al male malessere e sventura. Queste argomentazioni abbiamo visto che non hanno retto il confronto con Giobbe. La tesi di Elihu più originale – ben nota alla tradizione sapienziale di Israele, ma quasi del tutto assente nelle argomentazioni dei tre amici di Giobbe – riguarda il ruolo salvifico della sofferenza, che Dio manda per migliorare e convertire le creature: Dio corregge l’uomo anche con il dolore, come fa un buon padre o un buon educatore nei confronti di un giovane. Esiste una sofferenza che educa. Ma anche questa tesi è debole, dimostra tutta la sua fragilità, tutta la sua insicurezza. Può Dio far provare dolore per correggere un uomo? Quando nelle religioni prevale una lettura salvifica della sofferenza e del dolore, cioè Dio salva passando attraverso il dolore e quindi il dolore è necessario per la salvezza, appare sempre la tentazione di non fare di tutto per alleviare la sofferenza umana e dei poveri. E possono anche insinuarsi l’idea e la prassi che sia bene lasciare le persone nelle loro sofferenze perché alleviarle o eliminarle potrebbe far perdere al sofferente la possibilità di salvarsi. Giobbe, invece, sta aspettando un altro Dio, che non sia la causa della sofferenza degli uomini, e noi con lui. Un volto di Elohim che è compagno di viaggio di chi soffre, che ha compassione di lui, e se ne prende cura.
Preghiamo
Preghiamo per il papa impegnato in questo nuovo viaggio per la prima volta negli emirati arabi.
Un volto di Dio compagno di viaggio di chi soffre ,sene prende cura e ha compassione …..Continua a realizzare questo progetto in Papa Francesco in questo nuovo viaggio e aiuta anche noi nel prenderci a cuore chi ci affidi ….Preghiamo per il Venezuela e per i popoli che si trovano in simili condizioni ,per le violenze che si ripetono ogni giorno ,per chi è vittima di calamità naturali ..
A volte mi chiedo, come può Dio essere compreso ed interpretato dagli esseri umani? Come riusciamo a fargli dire e fare ciò che noi vogliamo???
Accompagno con voi il Papa ,in questa delicata missione ,nella preghiera.