giovedì 13 settembre

di | 12 Settembre 2018

la notte della sapienza chagallqoelet 2,12 – 16

12Ho considerato che cos’è la sapienza, la stoltezza e la follia: «Che cosa farà il successore del re? Quello che hanno fatto prima di lui».13Mi sono accorto che il vantaggio della sapienza sulla stoltezza è come il vantaggio della luce sulle tenebre: 14il saggio ha gli occhi in fronte, ma lo stolto cammina nel buio.
Eppure io so che un’unica sorte è riservata a tutti e due. 15Allora ho pensato: «Anche a me toccherà la sorte dello stolto! Perché allora ho cercato d’essere saggio? Dov’è il vantaggio?». E ho concluso che anche questo è vanità. 16Infatti, né del saggio né dello stolto resterà un ricordo duraturo e nei giorni futuri tutto sarà dimenticato. Allo stesso modo muoiono il saggio e lo stolto.

Commento

Il testo va ancora più in profondità e con grande amarezza o ironia constata che vi è una stessa fine per tutti, per il saggio e per lo stolto. Allo stesso modo muoiono lo stolto e il saggio. Proprio nella morte sta la ragione del risentimento con cui Qoèlet reagisce alla sola idea di avere un successore; la profonda passione di Qoèlet per la vita si capovolge in una sorda e duplice detestazione: quella appunto contro la vita in genere («io ho odiato la vita …»), e quindi quella più specifica contro il suo stesso personale operato («ho odiato ogni lavoro delle mie mani»). L’ammissione della sostanziale uniformità di tutte le imprese regali manda una prima avvisaglia di crisi, in quanto si comincia a capire che una singolarità assoluta è due volte impossibile, poiché l’uomo non ha alcun potere né sul proprio successore e tantomeno sulla morte con cui gli cederà il posto. Viene così smascherata e ridimensionata l’illusione dell’uomo che pretenderebbe di essere «l’unico proprietario di se stesso e l’unica fonte della propria azione». L’illusione di una generazione a cui dare una successione e di una vaga forma di immortalità si scontra e si spegne contro la constatazione della fine di ogni uomo e della impossibilità a dare continuità al proprio sogno, al proprio futuro. Quindi vi è come un grande capovolgimento di prospettiva: dalla grande euforia per la ricerca all’odio verso tutto quello che è effimero. Non è forse così la nostra vita? Grandi sogni e delusioni enormi?

Preghiamo

Preghiamo per don Luca che lascia la parrocchia di Berbenno

3 pensieri su “giovedì 13 settembre

  1. srAlida

    L’uomo non avrebbe alcun potere ….tante volte invece se lo prende anche per distruggere la vita
    che pure fatta di opposti,….saggezza ,stoltezza ,luce e tenebre…Saper dirigere il nostro cammino a una meta sicura. Prego perchè siamo più consapevoli di quanto prezioso il tempo e quanto ci è donato per ridonarlo ,per tutte le vicende di dolore,per don Luca…

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  2. sr Rita

    “Mi sono accorto che il vantaggio della sapienza sulla stoltezza è come il vantaggio della luce sulle tenebre: il saggio ha gli occhi in fronte, ma lo stolto cammina nel buio.”
    E’ vero che muore il saggio e muore lo stolto. Ma prima della morte c’è la vita. E sinceramente io preferisco vivere con sapienza pur sapendo di dove morire, piuttosto che vivere da stolta.

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  3. . Elena

    Tutto può essere vanità, soffio, effimero, forse anche inutile, però è la qualità di ogni giorno a fare della vita una cosa preziosa, unica, che vale la pena d’esser vissuta!
    Prego per chi è depresso e non riesce a vedere uno scopo nella vita,né alcuna bellezza o motivo di speranza. E per Elisa e i suoi figli. .Ricordo don Luca nella preghiera in questo momento di passaggio.

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