eredità

di | 12 Aprile 2021

Non so come mai, ma ieri più volte sono tornato su questa idea dell’eredità. Forse perché è arrivato uno e quando ha visto tutto quello che stiamo facendo ha detto: ma voi siete ricchi, possedete molte cose. Ho cercato di spiegare che non c’è niente di nostro, ma non c’è stato molto da fare, era convinto che tutto, casa, terreno e altro ancora che non so bene cosa poteva essere non poteva che essere nostro e quindi eravamo ricchi. Siamo solo amministratori di qualcosa che ci è stato affidato, e di cui ci dobbiamo prendere cura e che un giorno ri-lasceremo alla parrocchia di Rosciano. E qui ho cominciato a pensare a questa parola eredità. Ho ricevuto in eredità poche cose, in compenso molto affetto e tanti insegnamenti. Ho sempre ricevuto doni strani, piccole cose. Mi ricordo un mio zio frate una vecchia bibbia tutta rovinata. Un mio amico una bici tutta da sistemare. Tanti libri, quelli sì. Mai un’ eredità vera e propria. Forse non si fidano di come posso amministrare i beni. Sinceramente non me ne importa proprio niente se non ho ricevuto eredità di vario tipo. Quello che ho ricevuto in dono dalla vita, dai genitori, dalla famiglia, e da tante persone, è stato più che sufficiente per dire che ho ricevuto tanto in termini di bellezza della vita. e con quel poco a livello economico, ma tanto in termini di vicinanza ho potuto fare le piccole cose che cercavo di realizzare. Ho scoperto che uno di significati della parola eredità è orfano. Più o meno ci si arriva così: vuoto, privo, deserto. Da qui lasciar andare, partire, abbandonare e per ultimo abbandonato e orfano. L’eredità è il tentativo che si fa di non lasciare orfano uno, di non abbandonarlo, di dare a lui la possibilità di un futuro. Eppure possiamo mettere via tanto, ma alla fine siamo come abbandonati da chi ci ama, rimaniamo persi e soli e allora ci sentiamo come orfani del nome del padre o della madre, cioè simbolicamente ci viene a mancare un  legame forte con chi ci ha generato, con chi abbiamo amato, con quanto abbiamo costruito negli anni. Il giorno in cui dovrò lasciare il bel posto di Rosciano sarò un orfano, come mi sono sentito orfano quando ho lasciato Presezzo, San Gallo e San Pietro, il patronato, l’agro e di don Roberto e quando lascerò Berbenno. E allora l’eredità è quasi un tentativo ultimo di non lasciare proprio solo del tutto chi rimane orfano. Mettiamo via per i nostri figli diciamo noi. E non è forse un mettere via per lasciare un segno del nostro passaggio e  per non lasciare soli altri? E lo facciamo con le targhe alla memoria, con il dare titoli ad opere di assistenza alla memoria, lo facciamo lasciando opere e altro ancora. ringrazio don Roberto che non ha lasciato nessuna opera e per non lasciarci orfani ci ha lasciato quei libri che lui ha scritto, ci ha lasciato laghetti e madonnine in montagna, sentieri e ricordi. Ci ha lasciato, per non sentirci orfani, non una casa, ma amicizia profonda. Eppure mi sento un po’ ancora orfano.

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