che cosa ne faccio

di | 18 Marzo 2023

Non posso dire di essere povero. Non ho grandi cose, ma ho tutto quello che mi basta per vivere una vita bella. E poi ci sono gli amici che mi aiutano. Ammetto di essere fortunato. Ho una sanità, magari  lenta, ma gratis sicuramente. Se penso a quando viaggiavo per la Bolivia dove tutto era a pagamento, io sono fortunato. Ho una cultura, non dico raffinata, ma i miei genitori, come si dice dalle nostre parti, mi hanno fatto studiare con i loro sacrifici e poi io ho continuato ad approfondire. Ho una casa, magari tengo sempre una borsa in macchina con dei panni per sicurezza, ma un tetto dove posare il capo c’è sempre, se penso a quanti dormono per strada, in mare, chissà in quale luogo sperduto, sono molto fortunato. Ho amici che mi sostengono in tanti modi diversi. Ed anche qui sono fortunato. Anche per quanto riguarda la cooperativa: è vero che non è nostra proprietà, ( che poi è cosa buona così), ma tra il nostro lavoro e amici che ci sostengono andiamo avanti. Si è vero sono un uomo fortunato. Non posso permettermi grandi cose, ma sto bene. Posso dirlo: sono ricco di tante cose e di tanti amici. Cosa vuol dire usare tutta questa ricchezza in maniera sapienziale, secondo la sapienza del vangelo? Penso voglia dire solo una cosa: non arricchire per sé, per me. Non accumulare per me. Non mettere via ricchezza, doni, cultura, amicizie e tutto quello che ricevevo come un’eredità per me stesso. vuol dire che l’unica condotta consentita con la ricchezza di qualsiasi tipo è di farla diventare oggetto e segno di comunione, di condivisione. Non la mia ricchezza a servizio di, ma la mia ricchezza condivisa con. Nel libro della bibbia, il deuteronomio, al capitolo 15 si legge: non vi sia nessun povero in mezzo a voi. Un uso sapienziale delle ricchezze, di tutte le forme di ricchezza è quello di condividere con i poveri per eliminare le povertà. Un bel programma di vita per me che sono ricco di tanti amici e cose.

Un pensiero su “che cosa ne faccio

  1. Giorgio Gervasoni

    Grazie, don Sandro, davvero belle queste tue riflessioni ! ma sono molto lontano dal viverle.
    Giorgio

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