Manca una parola al lungo elenco di cosa fa don Alessandro Dheò. Sono sicuro che esiste nel suo vissuto quotidiano, ma non lo vedo scritto nella presentazione. Io nella mia presentazione questa parola la metto, eccome se la metto, la parola è lavoro. Lavoro e ho sempre lavorato. Non sono un maestro, ma ho sempre anche amato il lavoro manuale, mi da l’idea di impastarmi con la terra, in fin dei conti provengo dalla terra e tornerò alla terra. Non ho praticato solo il lavoro intellettuale, anche se ammiro chi fa l’intellettuale a servizio del mondo e dell’umanità. Ammiro un po’ meno chi fa l’intellettuale come sfoggio di sapere. Don Roberto era un gran lavoratore, forse più un buon lavoratore, un buon maestro di bottega e in quella bottega l’apprendista poteva rubare il mestiere. Anche qui in cooperativa cerchiamo di applicare questo metodo: maestro-apprendista. Il lavoro non è produzione fine a se stessa, è invece dignità della persona da difendere, è sogno e progetto di vita, è cooperare all’opera dell’edificazione del mondo, non distruggere il mondo. Il lavoro non serve solo per aumentare ricchezze, ma per fondare lo stato e la società. infatti la nostra costituzione dice che siamo fondati sul lavoro. Qualcuno ha preso così alla lettera quelle parole che non ha più smesso di lavorare, lavorerebbe sempre. Ma non è in questo modo che siamo fondati sul lavoro. Forse il lavoro dovrebbe creare le condizioni per una vera economia, cioè creare attraverso il lavoro le condizioni per costruire il bene comune, le regole che edificano la casa comune. questo vuol dire economia. Credo che ogni parrocchia dovrebbe inventare occasioni di lavoro manuale. Non solo di animazione, ma di lavoro per edificare insieme il bene comune e il futuro. Questo del lavoro lo tengo ben stretto nella mia vita e non ci rinuncerò tanto facilmente anche se non sono un maestro nel lavoro e sono solo un apprendista