vuoto

di | 12 Marzo 2022

Ascolto un programma alla radio. Amo la radio e i suoi programmi, l’ultima televisione che ricordo di aver visto è quella con il don Roberto. Poi per il resto la radio e un po’ di internet. Nell’ascoltare quel programma radio mi accorgo che l’intervistatore faceva domande sensate, belle, di un approfondimento serio, mentre chi rispondeva (un politico) non rispondeva mai alla domanda posta, faceva un lungo discorso ma alla fine non rispondeva a niente. Un discorso vuoto ho pensato alla fine. Vanitoso e vuoto. Vanità delle vanità dice un famoso testo biblico. Vanità delle vanità dice il qoelet. Possiamo tradurlo così quel vanità delle vanità: tutto è fumo, soffio, vento, vapore, spreco, assurdo, vuoto, nulla. Vento di venti, soffio di soffi, spreco di sprechi, assurdo di assurdi, tutto è soltanto un infinito nulla. Così mi è sembrato quel politico alla radio. E si che il tema era serio: la guerra in Ucraina. Più serio di così! Eppure alla fine niente di sapiente è stato detto. Credo che anche questo fa parte del dramma dei nostri giorni: il vuoto di parole. L’incapacità di dire parole ferme, chiare. Spreco di spreco appunto. Poi leggo un’altra spiegazione di quel vanità delle vanità. In ebraico è habel e mi ricorda l’Abele della Genesi. Il fratello di Caino. Habel, tutto è fragile come la vita di Habel. La vita di Abele è fragile,  breve, come un soffio, che fugge via per la violenza di Caino. Niente di nuovo sotto il sole, dice ancora Qoelet, niente di nuovo nel mondo della violenza che accorcia le vite e le rende brevi. Niente di nuovo quando si parla di vita fragile, di vita destinata al soffio. Niente di nuovo di fronte alla violenza fratricida. Il vuoto della vanità si trasforma allora non in una qualità morale, il vanitoso tanto per capirci, ma nella vicenda della vita effimera e breve di tutti  i bambini di tutto il mondo spazzati via dalla guerra e dalla violenza. E poi per chi rimane dopo la guerra rimane il dolore dentro. Allora forse prima ancora che essere peccatore, l’uomo è fragilità, vuoto, soffio che è spazzato via dal male dell’uomo. Habel e Abele sono legati tra loro dalla fragilità e della brevità dal soffio breve della vita. ogni guerra porta con sé non soltanto il suo Caino, ma soprattutto il suo Abele, i suoi figli fragili che non ce la fanno  a stare in piedi quando il male passa. E questo Abel può rimanere vivo solo a condizione che il forte non schiacci con la forza questo fragile soffio che è Abel, quel fragile soffio che sono le nostre vite

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