vista

di | 3 Luglio 2020

Mi distendo un attimo nel prato di Rosciano, intanto che i bambini del cre giocano provando a mantenere le distanze. Con loro ci sono educatori e volontari. Per un attimo penso che posso lasciar andare le cose senza un controllo assiduo, a volte ansioso. Sto cre è bello, ma impegnativo! Disteso guardo il cielo e vedo le nuvole che si muovono di corsa. Mi viene in mente quella canzone di De Andrè sulle nuvole: Vanno vengono ogni tanto si fermano e quando si fermano sono nere come il corvo sembra che ti guardano con malocchio.  Certe volte sono bianche e corrono e prendono la forma dell’airone o della pecora o di qualche altra bestia ma questo lo vedono meglio i bambini che giocano a corrergli dietro per tanti metri. Posso vedere le nuvole, ma non sognare niente. Posso vedere qualsiasi cosa ma farci su solo delle considerazioni razionali e niente di più. Se mi fermo ad un fatto fisico la vista è un ricevere delle immagini attraverso il senso della vista. Che cosa vedo quando guardo, come vedo, a volte tutte queste domande non mi riguardano.  Posso vedere, osservare, posso vedere per capire e discernere. In questo caso metto in gioco l’occhio interiore, l’occhio spirituale. Guardo, ma non capisco, guardo ma non amo quanto guardo. E allora? Vi è come uno sguardo in superficie, superficiale, uno sguardo che non dice niente al cuore. Ho l’impressione che ogni tanto vorremmo vedere solo in superficie, o per paura di uno sguardo più profondo, o per non andare a fondo della verità delle cose. Vedere ma non approfondire. Come ogni senso anche la vista propone due livelli di lettura. Il primo livello è l’osservare, cioè il vedere per raccogliere informazioni, per catalogare, per conoscere. Mi vengono in mente al riguardo tutte quelle immagini dei ricercatori, bardati di tutti i dispositivi di sicurezza, che guardano dentro il microscopio per scrutare e osservare il coronavirus e capire come è fatto. Oppure la grandiosa bellezza del telescopio spaziale hubble che scruta e osserva le profondità, i luoghi più remoti dell’universo e poi ci rimanda immagini straordinarie.  Sono quasi certo che chi fa uso di questi strumenti non si ferma solo ad un osservare, va oltre. È come se ci fosse un rimando ad altro che non risiede nell’occhio fisico, ma in quello spirituale. L’occhio interiore non osserva, ma guarda e attraverso il guardare non si vuole raggiungere nessuno scopo, solo il guardare. Dal guardare disinteressato nasce l’amore per ciò che si guarda. Lo scienziato si innamora della immensità dell’universo guardando come pura contemplazione le immagini rimandate da hubble. Non soltanto osserva l’universo, ma nel guardarlo in maniera disinteressata, lo ama. Siamo contenti non quando siamo osservati e scrutati, ma quando siamo guardati in modo benevolo. Io vorrei imparare ad osservare bene, ma soprattutto vorrei imparare a guardare per amare di un amore vero e limpido ogni cosa e ogni creatura. In genere comunque io osservo per poi dire la mia, rischiando di giudicare. Faccio fatica a guardare con l’occhio interiore, per amare. Sono un razionale, e non un contemplativo. Ma forse la più straordinaria frase sul vedere è stata scritta da Antoine de Saint-Exupéry nel piccolo principe: Si vede bene solo con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.

Un pensiero su “vista

  1. Miriam

    …L ‘ essenziale è invisibile agli occhi… quelli umani che sono spesso troppo presi dal guardare per il “fare”… così non si ha il tempo di osservare, ascoltare, meditare e poi agire. Purtroppo non stiamo osservando bene cosa è accaduto e sta ancora accadendo nel mondo per la pandemia e rischiamo di mantenere gli stessi comportamenti del ” prima pandemia” . Cosa ne sarà? Un ulteriore appesantimento delle situazioni già precarie e addirittura aggravarle . Nel “tempo prima pandemia” ci si lamentava delle “strutture sociali” critiche: la scuola, la sanità pubblica… ora non si riesce a prendere decisioni serie nel “modificare” perché è possibile, le strutture e migliorarle a beneficio di tutti non solo dal punto di vista sanitario ma sociale.

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