storie di cuore

di | 17 Marzo 2021

La storia di oggi è una di quelle storie che ho raccolto nell’orto e di cui non rivelerò il contenuto, perché rimarrà tra me e l’interessato e l’orto come testimone. L’orto ormai raccoglie storie di ragazzi, di giovani, di donne e di uomini che lavorano che trafficano o che semplicemente passano da quelle parti. Il nostro orto raccoglie, come in un grande abbraccio, tutti i passi di cammina da quelle parti e tutto, nella maniera più discreta possibile, tiene per sé. Sono storie a volte di gioia, a volte di fatica, il più delle volte di ferite aperte. E io, come l’orto, cerco di raccogliere  come in un grande abbraccio, non sempre ben riuscito, tutte le storie che dall’orto passano al mio cuore, perché qualcuno si confida, si apre. La storia di oggi è ferita aperta, che fa male. Non fa male solo all’interessato che me la racconta, ma a tutti, alla famiglia, a parenti. fa male anche a me. In questa storia raccolgo parole incerte, ma sofferte, parole che sono come lame di coltello che vogliono tagliare la vita in due, raccolgo parole che non aprono alla speranza, ma allo scontro con un mistero che si chiama abbandono, solitudine, rabbia, sapere che c’è qualcuno che comunque sempre ti ri-accoglie. Ma nella testa del mio amico tutto questo non trova ordine, non trova una sistemazione logica. Salta qua e là con i pensieri, con gli affetti, con i sentimenti, Si ingarbuglia nelle parole e poi ricomincia la sua narrazione. Mi sento come incapace, non tanto di mettere ordine nel suo racconto, ma di seguire il suo narrare. La fatica più grande è seguire il suo racconto.  Dice che l’orto gli piace. Lo mando nell’orto a fare qualcosa, o come dice lui, a stare con la natura. Torna dopo un po’. Ho aperto da ore il pc con un volantino da preparare, ma non ne ho scritto nemmeno una riga. Quando arriva, rinuncio al pc e ascolto. Torna dall’orto con progetti e idee. Torna dall’orto con un po’ di speranza. Mi dice: adesso ho capito. Adesso ci devo provare. Ancora una volta. Adesso non mi vergogno di tornare a casa. Lo guardo e gli dico bravo, proviamoci.  L’orto raccoglie storie di uomini e donne e rilancia speranze. Almeno per un attimo. Poi vedremo il futuro. Vado nell’orto e idealmente nascondo quella storia che deve rimanere tra me, l’interessato e l’orto. Don Roberto diceva che lo stare nell’orto fa bene. Qualcuno in maniera più professionale dice che l’orto è esperienza ergoterapica. Io preferisco dirlo alla don Roberto: stare nell’orto fa bene.

Un pensiero su “storie di cuore

  1. sr Alida

    Certo raccogliere e custodire storie affidandole al
    Signore è un prendersi cura bellissimo importante.. Poi se è possibile fare qualche gesto ben venga… Signore tu raccogli risana, e fortifica il nostro vivere.. Coloralo di speranza, di fede nel tuo amore. Cuore 45

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