preghiera

di | 10 Novembre 2021

visto che ieri ho parlato di invocazione oggi insisto su questa strada. C’era un argomento di cui don Roberto non parlava molto, era quello della sua preghiera. Mi ricordo che ogni tanto gli facevo queste due domande: preghiamo un po’ insieme e poi, come preghi tu. E lui schivava un poco la risposta. Sono sicuro che pregava un sacco, prima e durante la malattia; forse durante la malattia aveva affinato l’arte di pregare.  E sono anche certo che pregava ricordando tutti, quello lo diceva volentieri. Ma sui modi, sui tempi e sul come pregava rimaneva vago. Io che nella mia insipienza a cui tempi ero affamato di metodi per pregare e vagavo tra diverse esperienze, ero incuriosito da questa questione, ma niente, non riuscivo a strappargli una parola. Mi sono chiesto il perché. Forse perché questa questione della preghiera è legata al modo personale con cui parliamo con Dio Padre. E ci vuole molto pudore e attenzione  per parlare di tutto questo. Lo stesso Gesù ci chiede di pregare nel segreto e quando, su richiesta dei suoi amici, insegna a pregare, dice semplicemente padre nostro. Oggi anche io sono molto più libero nella preghiera, non cerco più metodi, cerco un incontro cuore a cuore con il Padre che è nei cieli, ma che è anche nel mio cuore.  Credo che la preghiera non è una formula, un metodo, un leggere, ma è un incontro profondo con il mio cuore e con il cuore di Dio. E forse era proprio così per don Roberto un corpo a corpo con il suo cuore e con Dio Padre.  Mi viene in mente di un immagine mi pare di Kierkegaard che più o meno diceva così della preghiera: pregare è come respirare. E quando respiro non mi chiedo mai il come e il perché respiro, lo faccio in maniera naturale. O forse posso dire così: perché respiro? Perché altrimenti muoio e allo stesso modo perché prego? Perché altrimenti muoio alla vita dello spirito. Don Roberto non spiegava il come e il perché della sua preghiera, respirava in maniera naturale la preghiera, era vivo nella vita secondo lo spirito, perché pregava. Non gli interessava più un metodo, gli interessava respirare la comunione con Dio Padre e con gli uomini tutti. Forse basta cantare nel silenzio del proprio cuore il canto del salmo: o Dio tu se il mio Dio all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia.  

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