La parola di oggi nasce da una seria discussione con un amico. Precario è il tema di oggi. Precaria è la mia vita, da quando un anno fa è morto don Roberto. Oserei dire più precaria del solito. Più che mai precario il lavoro, precario il futuro. Sul precariato di questi tempi potremmo scrivere un’enciclopedia Treccani di 20 volumi. Tutto è precario. Ho pensato molto al fatto se la precarietà può essere una buona condizione di vita. Vorrei dire di sì con tutto il cuore, perché riconosco in questa condizione qualcosa di positivo. Ma non riesco a dire un sì certo. Noi umani siamo sempre duali, dualisti, non voglio dire doppi perché doppi ha un significato negativo. Per es. riconosciamo che la troppa stabilità non fa bene e quindi cerchiamo il cambiamento, ma ci rendiamo conto che la troppa precarietà non fa bene in un altro modo, non ci permette di costruire niente di certo. Vedete, duali, vorremmo e uno e l’altro. Forse non siamo duali, ma cerchiamo sempre un punto di equilibrio tra i due poli. Ma dove sta il punto di equilibrio tra stabilità e precarietà? Riconosco che la mia vita è da sempre precaria, so come si fa a cacciarsi nei guai. E allora mi sono detto: non è che l’equilibrio in me sta proprio nel vivere la mia precarietà come condizione stabile della mia vita? Accettarla e viverla, amando questa condizione. La parola precario ha un significato bellissimo. Precario è ciò che non dura per sempre. Noi umani riceviamo quantità di doni e di vita. tutto questo ci è concesso dalla vita stessa, chi riceve il dono sa che vale fino a quando il donatore elargisce il dono. La vita mi dona salute e fino a quando la vita concede il dono della salute tutto funziona, poi la vita stessa si inceppa e la salute non funziona più. E allora cosa fa colui che riceve il dono? Prega, perché la parola preghiera ha la stessa radice di preghiera di precario. Precario e preghiera sono legati insieme. Chi riceve il dono prega perché il donatore possa continuare a donarti il dono, perché la vita continui a donarti vita, pur sapendo che tutto è precario. Questo non vale solo per la salute, vale per il lavoro, per la famiglia, per l’amicizia. Ecco io sono così, riconosco che i doni che ho ricevuto, anche una piccola stanza dalle suore, una piccola coop, una parrocchia, un amico, sono realtà che durano fino a quando il donatore mi dice che posso stare lì in quella situazione o condizione e allora prego perché mi venga concessa la forza di accettare il dono ma anche il cambiamento, prego perché mi venga concessa l’arte della stabile precarietà, prego perché mi sia concesso di non imprecare quando il donatore decide di togliere il dono. Non ho citazioni oggi. Ma la citazione vera è don Roberto che ha accettato con serenità la sua vita intensa, fino a quando la vita stessa gli ha tolto la salute, ha reso precaria la sua storia. E allora don Roberto ha iniziato a pregare perché la precarietà del suo corpo potesse diventare la sua stabilità e la sua forza interiore. Ha pregato perché non gli venissero tolti amici e casa. E qui il donatore gli ha fatto il regalo di amici e casa fino alla fine. Come vorrei vivere con serenità la mia precarietà…
Ottima don questa riflessione sulla precarietà ,forse è proprio vero che all’interno di essa occorre trovare equilibrio Grazie !