padrone o amministratore

di | 11 Maggio 2022

Fra qualche giorno saranno tre anni che ci ha lasciato don Roberto. Già tre anni, vola il tempo, ma la nostalgia e il ricordo non passa, anzi la memoria si consolida. Diventa più forte. Stavo nell’orto e mi chiedevo chi ero io li dentro. Don Roberto nell’orto ci stava e basta. Leggo nella parola sacra: Dio li benedisse e Dio disse loro:    “Siate fecondi e moltiplicatevi,    riempite la terra e soggiogatela,    dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo    e su ogni essere vivente che striscia sulla terra”. Sto nell’orto, ma più in generale sto sulla terra come il padrone e allora ne faccio quello che voglio. Detto più semplicemente sfrutto la terra fino a sfinirla, la piego alle mie volontà. Questo non si fa direte voi, che cosa cattiva. Eppure siamo immersi in un mondo così. Chi ha il coraggio di fare diversamente?  M accorgo che il testo sacro può essere spiegato anche in un altro modo. Non siamo padroni, ma custodi e amministratori. Meglio di padroni, ma con due inconvenienti. Il primo è che l’amministratore deve rendere conto al padrone il quale chiede frutti e produzione. Il secondo che in ogni caso anche l’amministratore deve produrre. Da qui non ne veniamo più fuori. Mentre traffico nell’orto arrivano come due immagini. La prima: se io sono amministratore della terra, chi è il padrone, o meglio il creatore a cui devo rendere conto? È quel Dio che è Padre e che mi chiede di custodire con amore la sua terra. Non sono ne padrone ne amministratore, perché edifico la terra secondo il modello e il pensiero di Dio che è la giustizia sociale e la condivisione dei beni. E poi la seconda immagine. Don Roberto che lavora nell’orto. Non era padrone, tanto è vero che ha lasciato tutto; non era amministratore perché custodiva quella terra con tutti gli amici.  E allora cosa era don Roberto  dentro quella terra? Era un contemplativo. Era una cosa sola con la sua terra, era colui che guardava alla bellezza della terra. Era colui che lasciava il noce, il ciliegio, il pesco e il nespolo. Era colui che toccava con forza e tenerezza madre terra. era colui che diceva grazie alla messa domenicale per i frutti della terra.

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