mitezza narrata

di | 4 Settembre 2021
GIOTTO CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI PARTICOLARE DELLA NASCITA DI GESU’ E ANNUNCIO AI PASTORI

Procedo per immagini. In queste immagini ritrovo la mitezza necessaria per sopravvivere io alla mia vita. A volte sono gli altri che mi spingono avanti nella vita. Io da solo faccio un po’ fatica. Vedo i ragazzi che lavorano e mi dico che poi non è così male. Poi incontro una suora che ha compiuto 75 anni, chiedo se va in pensione e mi risponde, no fino a quando le forze me lo concedono riparto per la Bolivia. Insieme alla suora vi è anche un prete già da tempo in pensione, anche lui potrebbe godersi un meritato riposo ed invece ancora confessa, va a trovare malati, è lucido e preparato nei suoi discorsi. Poi rientro a Rosciano e vedo che c’è un matrimonio: un attimo di felicità, spero una gioia per tutta la vita. In casa qualcuno piange, ha visto il matrimonio e pensa che per lei tutto questo ormai è finito. L’espressione giusta è non ho più niente. Mi rigiro in tutte queste immagini e ci scrivo sopra una predica per la messa alla Ramera. Quando predico voglio provare a tenere sempre insieme vita quotidiana e parola sacra. Mi pare che la bibbia è nata così mettendo insieme parola umane con lo sguardo di Dio. Ci vuol tanta attenzione a non scadere nel troppo entusiasmo per le cose belle e nella troppa delusione per le cose non vanno bene. Forse ci vuole tanta mitezza per accogliere il tutto con rispetto e discrezione, senza giudizio o peggio ancora senza pregiudizio. Ci vuole tanta mitezza per consolare gli afflitti senza scadere nella retorica della consolazione. Ci vuole tanta mitezza per accogliere tutte le storie quotidiane e ci vuole tanta mitezza per custodire il tutto nel proprio cuore. Tanta mitezza unita a tanta non violenza. Verso sera mi dico che ho bisogno di un immagine bella, consolante, perché io non sono il mite descritto sopra. E allora quando penso e guardo la mia non mitezza mi dico che ho come bisogno di una visione di luce. Prima di cena esco dalla casa di Rosciano e faccio due passi lì intorno. e la visione arriva. Sotto i 4 maestosi tigli vedo una mamma. Ha un abito bianco e cammina avanti e indietro. Guardo meglio, vi è anche un passeggino e poi tra le braccia quella mamma vestita di bianco tiene tra le braccia un bambino. Forse lo sta allattando, forse lo sta solo cullando, forse sta raccontando una storia a quel cucciolo di uomo. La saluto e mi saluta. E poi ognuno torna alle proprie occupazioni, ai propri pensieri. Immagine di bellezza e di mitezza. Fino a quando una mamma tiene tra le braccia un figlio la vita è garantita. Mi serviva quella visione, a volte basta davvero poco per dire che nella vita posso andare avanti. E come Fossati, nella mia mente canto: Bella, Che ci importa del mondo Stancami E parlami Abbracciami…Poi perdonami, Sorridi, Guarda questo tempo  Che arriva con te Guarda quanto tempo Arriva con te. E finisco: il tempo della fraternità arriva con la mitezza e la non violenza.

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