Mercoledì 11 aprile

di | 10 Aprile 2018

profeta geremia icona Ger 22,20-30                                         

20 Sali sul Libano e grida e sul Basàn alza la voce; grida dagli Abarìm, perché tutti i tuoi amanti sono abbattuti. 21 Ti parlai al tempo della tua tranquilla prosperità, ma tu dicesti: “Io non voglio ascoltare” Tale è stata la tua condotta fin dalla giovinezza: non hai ascoltato la mia voce. 22 Tutti i tuoi pastori saranno pascolo del vento e i tuoi amanti andranno schiavi. Allora ti dovrai vergognare ed essere confusa, a causa di tutte le tue iniquità. 23 Tu che dimori sul Libano, che ti sei fatta il nido tra i cedri, come gemerai quando ti coglieranno le doglie, dolori come di partoriente! 24 “Per la mia vita – oracolo del Signore – anche se Conìa figlio di Ioiakìm, re di Giuda, fosse un anello da sigillo nella mia destra, io me lo strapperei. 25 Ti metterò nelle mani di chi attenta alla tua vita, nelle mani di coloro che tu temi, nelle mani di Nabucodònosor re di Babilonia e nelle mani dei Caldei. 26 Sbalzerò te e tua madre che ti ha generato in un paese dove non siete nati e là morirete. 27 Ma nel paese in cui brameranno tornare, là non torneranno. 28 è forse questo Conìa un vaso spregevole, rotto, oppure un vaso che non piace più a nessuno? Perché sono dunque scacciati, egli e la sua discendenza, e gettati in un paese che non conoscono?” 29 Terra, terra, terra! Ascolta la parola del Signore! 30 Dice il Signore: “Registrate quest’uomo come uno senza figli, un uomo che non ha successo nella sua vita, perché nessuno della sua stirpe avrà la fortuna di sedere sul trono di Davide né di regnare ancora su Giuda”.

Commento

Il passo che commentiamo oggi riprende con forme nuove i temi tipici di Geremia che abbiamo già incontrati, e in particolare la denuncia del peccato di Israele e la minaccia della deportazione. Il peccato è non ascoltare il Signore  e la minaccia della deportazione, conseguenza negativa e fatale del peccato più che punizione o castigo da parte di Dio, consiste in un esilio senza ritorno, provocato dall’invasione dell’esercito di Nabucodonosor. La drammaticità della condizione del popolo è espressa con due immagini opposte tra di loro che hanno a che fare con il mistero della trasmissione della vita: da un lato Israele, sposa infedele, gemerà per le doglie e i dolori del parto perché vedrà che i suoi figli sono morti o perché uccisi dagli invasori o perché deportati e morti in esilio senza possibilità di rientrare in patria; d’altro lato il re d’Israele verrà registrato come un infame perché morto senza figli non tanto perché effettivamente non ne ha avuti ma perché costoro non hanno potuto succedergli sul trono. Il proposito divino è superare gli ostacoli che il suo popolo frappone all’ascolto della sua parola offrendogli la possibilità di convertirsi attraverso la presa di coscienza del proprio peccato. Inoltre, anche quando Israele sarà in esilio, Dio continuerà ad invitare insistentemente la terra ad ascoltarlo, segno del rapporto privilegiato con Israele e nello stesso tempo dell’apertura universalistica del messaggio biblico.

Preghiamo

Preghiamo per la pace

3 pensieri su “Mercoledì 11 aprile

  1. srAlida

    Preghiamo per la Pace ,per la violenza ,la guerra ,la persecuzione che ancora oggi dilaga sulla terra…e impedisce al bene di manifestarsi

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  2. sr Rita

    Terra, terra, terra! Ascolta la parola del Signore! Dice il Signore!
    Questa terra sono io siamo tutti noi, è la chiesa, sono i governi. Che possiamo ascoltare davvero la parola del Signore che ci parla attraverso al vita.

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  3. . Elena

    Quanta confusione generano azioni malvage, quanto dolore e quanta fatica!
    Preghiamo per la pace e per i credenti che cercano il Signore!

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