martedì 7 novembre

di | 7 Novembre 2017

lettera ai romani Rm 2,17-24                                          

 17Ma se tu ti chiami Giudeo e ti riposi sicuro sulla Legge e metti il tuo vanto in Dio, 18ne conosci la volontà e, istruito dalla Legge, sai discernere ciò che è meglio, 19e sei convinto di essere guida dei ciechi, luce di coloro che sono nelle tenebre, 20educatore degli ignoranti, maestro dei semplici, perché nella Legge possiedi l’espressione della conoscenza e della verità… 21Ebbene, come mai tu, che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu che predichi di non rubare, rubi? 22Tu che dici di non commettere adulterio, commetti adulterio? Tu che detesti gli idoli, ne derubi i templi? 23Tu che ti vanti della Legge, offendi Dio trasgredendo la Legge! 24Infatti sta scritto: Il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra le genti.

Commento

Un commento semplicemente moralistico del testo non ci porta molto lontano. È vero che vi è come un incoerenza di fondo di chi conosce la legge ma non la pratica, o peggio ancora fa proprio il contrario. Ma non vedo questo come il problema principale. Chi di noi è di una perfetta coerenza?  Il problema secondo me è questo “riposare nella legge” come a dire che la legge basta, è sufficiente per la vita. Il testo mette in luce una condizione non morale, ma esistenziale. Il Giudeo conosce la volontà di Dio proprio perché è “istruito dalla legge” e per questo sa “discernere ciò che è meglio”. Qui devo precisare che quello che si dice del “giudeo” noi dobbiamo leggerlo con attenzione e turbamento in quanto anche noi siamo conoscitori della “Legge”. Siamo conoscitori della “lettera” del vangelo. E quindi, perché non sentirsi impegnati ad essere “guida dei ciechi, luce di coloro che sono nelle tenebre, educatore degli ignoranti, maestri dei semplici…”? quindi se il problema non è morale,ma esistenziale io mi sento di dire così: la ragione della crisi circa la legge è che il maestro non è maestro di se stesso. In queste parole Paolo mette in evidenza la vera condizione umana che è quella di essere esistenzialmente nel peccato. La legge stessa a cui noi ci aggrappiamo per sentirci giusti, rivelandoci la nostra incoerenza, ci rivela il nostro peccato. Non si tratta tanto e solo di un peccato di incoerenza, ma di un’ “impossibilità”. Per questo Dio non permette mai di riposare, ma suscita nel cuore dell’uomo l’inquietudine e l’attesa.  Spero di essere riuscito a comunicare qualcosa di sensato.

Preghiamo

Preghiamo per tutti i nostri ragazzi.

3 pensieri su “martedì 7 novembre

  1. . Elena

    Si può mai riposare nella Legge di Dio? Più vado avanti con gli anni, più mi sento incompleta, in ricerca, inquieta, in movimento. Faccio la maestra di scuola e mi rendo conto che nessuna regola è ferma, scontata, neanche in italiano! E non ho mai tutte le risposte, non sono mai arrivata, continuo ad imparare!Mi interroggo e non trovo le risposte se non dopo tanto tempo e tanta riflessione.Quando le trovo… E tanta fatica! Come riposare, quando un Vangelo mi riporta ogni momento la mia immagine semplicemente umana e fragile? Come sentirmi “arrivata” quando ogni giorno è cammino? E a volte, proprio anche viaggio faticoso, proprio duro dentro me stessa…. Un giorno forse, riposero’….Aiutami, Signore, a guardarmi dentro con onestà per non essere mai giudice o anche solo maestra…. Mi unisco alla preghiera per tutti i ragazzi.

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  2. sr Alida

    Discernere ciò che meglio …Il meglio a mio parere lo conosce solo Dio …A noi l’ascolto umile in cammino e operoso …di cuore ..concordo con Elena non si finisce mai di imparare ,…e di essere in cammino in ricerca del vero BENE ….è vero che abbiamo a che fare con la nostra incoerenza ….riconoscere questo davanti al Signore….ci riabilita in Lui ogni volta ,….per poi riversare a nostra volta su chi pone sul nostro cammino l’Amore ricevuto in dono ….Di cuore prego per i ragazzi e i giovani e per chi se ne prende cura di loro .

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  3. sr Rita

    Ma se tu ti chiami giudeo, ti chiami cristiano, ti chiami suora…. Mi pare che sapere come mi chiamo, chi sono…. non sia sufficiente per essere luce e guida degli altri. La legge, intesa come voce di Dio che parla dentro di noi, non ci fa riposare in pace nella tranquillità di chi sa tutto, ma spinge a discernere in continuazione parole, gesti, sentieri per diventare maestri a se stessi e aiuto e gli altri.

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