martedì 10 novembre

di | 9 Novembre 2015

home2Amos  9,11-15     

11 In quel giorno rialzerò la capanna di Davide, che è caduta; ne riparerò le brecce, ne rialzerò le rovine, la ricostruirò come ai tempi antichi, 12 perché conquistino il resto di Edom e tutte le nazioni sulle quali è stato invocato il mio nome, dice il Signore, che farà tutto questo. 13 Ecco, verranno giorni, – dice il Signore – in cui chi ara s’incontrerà con chi miete e chi pigia l’uva con chi getta il seme; dai monti stillerà il vino nuovo e colerà giù per le colline. 14 Farò tornare gli esuli del mio popolo Israele, e ricostruiranno le città devastate e vi abiteranno; pianteranno vigne e ne berranno il vino; coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto. 15 Li pianterò nella loro terra e non saranno mai divelti da quel suolo che io ho concesso loro, dice il Signore tuo Dio.

Commento

Siamo alla conclusione del testo del profeta Amos. Sono stati 9 capitoli duri e difficili. Essi hanno ribadito in maniera forte l’ingiustizia, la miseria, l’infedeltà di un popolo. Hanno dichiarato  che Dio è anche giudice, ma è anche salvatore. Insomma parole di un profeta che non si è risparmiato e che ha parlato con parresia, con chiarezza, contro i re e contro i sacerdoti del tempio. Forse anche Amos ad un certo punto, alla conclusione del testo ha sentito il bisogno di lasciare spazio alla speranza. Sono di fatto le parole che incontriamo oggi. Questi versetti ci congedano da Amos con uno sguardo sul futuro che vuole essere di novità, di ricreazione, di resurrezione . sono quasi la predizione del Tempo del Messia, di Gesù. Amos non ha ben chiaro di che cosa si tratta questo futuro, ma capisce che la storia non può finire in un giudizio, ma in una salvezza. Questa profezia di Amos  è per noi di suprema importanza  perchè ci racconta del nostro tempo, ci mostra come far diventare la terra luogo di riparo e di pace per tutte le nazioni. Non si tratta dunque di astratte visioni della fine del mondo, ma al contrario, ci vengono consegnate le prospettive di quella storia che è già in atto e che è affidata alla responsabilità della nostra povera fede. E’ il nostro compito storico portare la pace e la giustizia nel mondo. Da domani leggeremo un brevissimo testo di un altro profeta  di nome Abdia.

 Preghiamo

Per il convegno della chiesa italiana che si è aperto a Firenze

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse:  «Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

5 pensieri su “martedì 10 novembre

  1. Tiziana

    Costruiranno ed abiteranno, pianteranno e berranno, coltiveranno e mangeranno. Il Signore Dio di misericordia ci dona la Sua salvezza, ma a noi e’ chiesto di impegnarci, di “lavorare” per essa.

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  2. Elena

    Ed eccola, la speranza, il desiderio di una nuova vita, possibile e reale nel Signore. Non più solo dono, ma anche conquista, frutto di lavoro e di impegno, frutto di una nuova alleanza con Dio. Desiderio e costruzione di relazioni buone, di pace durevole, di attenzione e delicatezza umana.
    Fa’ che ci possiamo impegnarci per una vita più vera e più giusta , che contempli il rispetto per ogni diversità e l’accoglienza anche per chi non approviamo e apprezziamo. Ma soprattutto fa’ che ci crediamo e che lo vogliamo….
    Vorrei pregare per i giovani disorientati e confusi del nostro tempo e per gli adulti che li circondano, perchè possano essere solidi sostegni e sicuri porti d’amore nei quali trovare riparo.
    Elena

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  3. sr.Alida

    In quel giorno..rialzerò ,riparerò ,ricostruirò …Dio rifarà tutto questo… a condizione di invocare il Suo nome,ricercare la Sua presenza.Farà tornare ,ricostruiranno ,abiteranno ,coltiveranno …:nuova vita ,molto spazio di speranza.un futuro affidato alla nostra responsabilità e alla nostra povera fede ,ma un Dio ,che sempre , a tutti costi ,vuole l’intera umanità,Fà Signore,che non perdiamo le opportunità ,che ci doni per collaborare ,ad un bene comune ,a un mondo migliore…dove ognuno può incontrare e accogliere la diversità come dono,ed ogni uomo riconosciuto a Tua immagine.Prego per il congresso a Firenze e per le intenzioni di oggi.

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  4. sr Rita

    Amos cede alla speranza? Chi ha per amico Dio non può rimanere per sempre nella desolazione, nel castigo, nella distruzione. Mi impressiona il testo che fa coincidere il tempo della semina col tempo del raccolto. O meglio, parla di conclusione di un ciclo, di una stagione, di un lavoro e questo stesso momento diventa generatore di altro ciclo vitale, fecondo…La dinamica della vita è proprio questa: tendere alla maturazione e mentre si fa questo si rende fecondo il tempo, il luogo, il lavoro….La salvezza, la maturazione non è qualcosa che arriva alla fine di un travaglio, cammina parallelamente con noi, con quello che pensiamo, che amiamo, che facciamo. Cammin facendo si matura. Che bello! Preghiamo per il Convegno di Firenze, per Papa Francesco. Ringrazio Dio per la CARTA DE APOIO scritta da Leonardo Boff a Papa Francesco a nome dei cristiani dell’America Latina e non solo.

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  5. Anonimo

    “Rialzerò la capanna di Davide”
    Il Signore ricostruisce, fa rinascere.
    Nella distruzione, nella disperazione, nel vuoto, percepiamo la voce del Signore e sentiamo il calore della sua mano che prende la nostra.
    Si deve sempre toccare il fondo per rivedere il volto del Signore?

    Però anche nel periodo buio il Signore ci è accanto, in attesa.
    Aspetta che finalmente i nostri occhi vedano nel buio e siano in grado di scorgere la sua presenza.
    Ripenso al gesto della preghiera, a mani giunte, che ora non faccio più.
    Nel nostro medio evo, era il gesto dell’abbandono fiducioso nella mani del principe da parte di chi si rimetteva alla sua bontà. E il principe accoglieva a mani aperte il dono del vassallo.
    Vorrei essere in grado di abbandonarmi ad occhi chiusi, con fiducia, tra le mani di chi mai mi lascerà solo.

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