lunedì 7 marzo

di | 6 Marzo 2022

gen. 31,25-42

25Làbano andò dunque a raggiungere Giacobbe. Ora Giacobbe aveva piantato la tenda sulle montagne e Làbano si era accampato con i parenti sulle montagne di Gàlaad. 26Disse allora Làbano a Giacobbe: “Che cosa hai fatto? Hai eluso la mia attenzione e hai condotto via le mie figlie come prigioniere di guerra! 27Perché sei fuggito di nascosto, mi hai ingannato e non mi hai avvertito? Io ti avrei congedato con festa e con canti, a suon di tamburelli e di cetre! 28E non mi hai permesso di baciare i miei figli e le mie figlie! Certo, hai agito in modo insensato. 29Sarebbe in mio potere farti del male, ma il Dio di tuo padre mi ha parlato la notte scorsa: “Bada di non dir niente a Giacobbe, né in bene né in male!”. 30Certo, sei partito perché soffrivi di nostalgia per la casa di tuo padre; ma perché hai rubato i miei dèi?”. 31Giacobbe rispose a Làbano e disse: “Perché avevo paura e pensavo che mi avresti tolto con la forza le tue figlie. 32Ma quanto a colui presso il quale tu troverai i tuoi dèi, non resterà in vita! Alla presenza dei nostri parenti verifica quanto vi può essere di tuo presso di me e riprendilo”. Giacobbe non sapeva che li aveva rubati Rachele. 33Allora Làbano entrò nella tenda di Giacobbe e poi nella tenda di Lia e nella tenda delle due schiave, ma non trovò nulla. Poi uscì dalla tenda di Lia ed entrò nella tenda di Rachele. 34Rachele aveva preso gli idoli e li aveva messi nella sella del cammello, poi vi si era seduta sopra, così Làbano frugò in tutta la tenda, ma non li trovò. 35Ella parlò al padre: “Non si offenda il mio signore se io non posso alzarmi davanti a te, perché ho quello che avviene di regola alle donne”. Làbano cercò, ma non trovò gli idoli.
36Giacobbe allora si adirò e apostrofò Làbano, al quale disse: “Qual è il mio delitto, qual è il mio peccato, perché ti accanisca contro di me? 37Ora che hai frugato tra tutti i miei oggetti, che cosa hai trovato di tutte le cose di casa tua? Mettilo qui davanti ai miei e tuoi parenti, e siano essi giudici tra noi due. 38Vent’anni ho passato con te: le tue pecore e le tue capre non hanno abortito e non ho mai mangiato i montoni del tuo gregge. 39Nessuna bestia sbranata ti ho portato a mio discarico: io stesso ne compensavo il danno e tu reclamavi da me il risarcimento sia di quanto veniva rubato di giorno sia di quanto veniva rubato di notte. 40Di giorno mi divorava il caldo e di notte il gelo, e il sonno fuggiva dai miei occhi. 41Vent’anni sono stato in casa tua: ho servito quattordici anni per le tue due figlie e sei anni per il tuo gregge e tu hai cambiato il mio salario dieci volte. Se il Dio di mio padre, il Dio di Abramo e il Terrore di Isacco non fosse stato con me, tu ora mi avresti licenziato a mani vuote; ma Dio ha visto la mia afflizione e la fatica delle mie mani e la scorsa notte egli ha fatto da arbitro”.

Commento

Abbiamo lasciato Giacobbe in fuga da Labano e lo ritroviamo inseguito sempre dallo stesso Labano. Con uno stratagemma la moglie Rachele riesce a nascondere il furto degli idoli di legno che appartenevano alla famiglia di Labano.  Ma qui entra in scena lo sfogo di Giacobbe nei confronti di Labano. Giacobbe rinfaccia a Labano tutto il male che gli ha fatto nei 20 anni che è stato a servizio di Labano. Nello sfogo di Giacobbe  c’è un particolare che merita la nostra attenzione. L’ultimo versetto di questo brano dice così: ma Dio ha visto la mia afflizione e la fatica delle mie mani e la scorsa notte egli ha fatto da arbitro”. Dio vede l’afflizione di Giacobbe. Forse se ne andato via da Labano perché non ne poteva più. Certo Dio vede ogni afflizione, ma qui si dice una cosa particolare: Dio vede la fatica delle mie mani. Dio vede la fatica del lavoro. Dio è attento e conosce la fatica, il lavoro in condizione di schiavitù, di umiliazione, di ritmo incessante che logora e uccide lentamente. Dio vede la fatica del lavoro. Dio vede l’afflizione e la fatica del lavoro dei nostri contemporanei. Dio vede e non dimentica, chiederà conto alla nostra generazione dell’afflizione e della fatica che ci vengono inflitte o che infliggiamo agli altri.

Preghiamo

Preghiamo per chi subisce ingiustizie nel lavoro.

2 pensieri su “lunedì 7 marzo

  1. Elena

    Credo che Dio veda tutto e conosca nel profondo le nostre afflizioni e le ingiustizie subite e operate da tutti noi. Credo che il Signore chiederà conto di ogni cosa che ha generato dolore agli altri ed ingiustizia, così come terrà conto dell’amore e della carità che avremo.operato. Credo nella Sua giustizia che a volte segue percorsi inconsueti e misteriosi. E a Lui affido la mia vita e le sorti di un’umanità che cerca riparo.

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  2. sr Alida

    Dio mi ha fatto da arbitro…. Sii tu Signore l’arbitro della nostra vita… Mi unisco e prego per l’intenzione di oggi e chiedo una preghiera per la salute di Caterina una nostra ospite anziane e per Nadia un po’ più giovane.

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