lunedì 21 marzo

di | 20 Marzo 2022

gen.40,1-23

Dopo questi fatti il coppiere del re d’Egitto e il panettiere offesero il loro padrone, il re d’Egitto. 2Il faraone si adirò contro i suoi due eunuchi, il capo dei coppieri e il capo dei panettieri, 3e li fece mettere in custodia nella casa del comandante delle guardie, nella prigione dove Giuseppe era detenuto. 4Il comandante delle guardie assegnò loro Giuseppe, perché li accudisse. Così essi restarono nel carcere per un certo tempo. 5Ora, in una medesima notte, il coppiere e il panettiere del re d’Egitto, detenuti nella prigione, ebbero tutti e due un sogno, ciascuno il suo sogno, con un proprio significato. 6Alla mattina Giuseppe venne da loro e li vide abbattuti. 7Allora interrogò gli eunuchi del faraone che erano con lui in carcere nella casa del suo padrone, e disse: “Perché oggi avete la faccia così triste?”. 8Gli risposero: “Abbiamo fatto un sogno e non c’è chi lo interpreti”. Giuseppe replicò loro: “Non è forse Dio che ha in suo potere le interpretazioni? Raccontatemi dunque”. 9Allora il capo dei coppieri raccontò il suo sogno a Giuseppe e gli disse: “Nel mio sogno, ecco mi stava davanti una vite, 10sulla quale vi erano tre tralci; non appena cominciò a germogliare, apparvero i fiori e i suoi grappoli maturarono gli acini. 11Io tenevo in mano il calice del faraone; presi gli acini, li spremetti nella coppa del faraone, poi diedi la coppa in mano al faraone”.
12Giuseppe gli disse: “Eccone l’interpretazione: i tre tralci rappresentano tre giorni. 13Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti reintegrerà nella tua carica e tu porgerai il calice al faraone, secondo la consuetudine di prima, quando eri il suo coppiere. 14Se poi, nella tua fortuna, volessi ricordarti che sono stato con te, trattami, ti prego, con bontà: ricordami al faraone per farmi uscire da questa casa. 15Perché io sono stato portato via ingiustamente dalla terra degli Ebrei e anche qui non ho fatto nulla perché mi mettessero in questo sotterraneo”. 16Allora il capo dei panettieri, vedendo che l’interpretazione era favorevole, disse a Giuseppe: “Quanto a me, nel mio sogno tenevo sul capo tre canestri di pane bianco 17e nel canestro che stava di sopra c’era ogni sorta di cibi per il faraone, quali si preparano dai panettieri. Ma gli uccelli li mangiavano dal canestro che avevo sulla testa”. 18Giuseppe rispose e disse: “Questa è l’interpretazione: i tre canestri rappresentano tre giorni. 19Fra tre giorni il faraone solleverà la tua testa e ti impiccherà a un palo e gli uccelli ti mangeranno la carne addosso”. 20Appunto al terzo giorno, che era il giorno natalizio del faraone, questi fece un banchetto per tutti i suoi ministri e allora sollevò la testa del capo dei coppieri e la testa del capo dei panettieri in mezzo ai suoi ministri. 21Reintegrò il capo dei coppieri nel suo ufficio di coppiere, perché porgesse la coppa al faraone; 22invece impiccò il capo dei panettieri, secondo l’interpretazione che Giuseppe aveva loro data. 23Ma il capo dei coppieri non si ricordò di Giuseppe e lo dimenticò.
commento

A Giuseppe in prigione rimane come una certezza. Quella che il Signore è con lui, che il Signore lo accompagna. Si ritrova con il coppiere e il panettiere del faraone e decide di aiutarli nella spiegazione del sogno di ciascuno. Per il coppiere la spiegazione è buona, per il panettiere è funesta. Giuseppe spera come in un ricambio. Lui ha aiutato il coppiere che adesso questo si ricordi presso il faraone di Giuseppe, ma questo non avviene. Questo significa che la frase il Signore era con Giuseppe non è la garanzia di una soluzione di tutti i problemi. Al contrario, la presenza del Signore diventa per lui la sorgente di un atteggiamento nuovo in qualsiasi circostanza. Ecco perché Giuseppe accetta la sua condizione, perfino in prigione. In ogni situazione egli cerca di portare frutto, non si rinchiude nella tristezza. Questo è il vero aiuto che Giuseppe riceve dal Signore: la capacità di avere uno sguardo positivo sulla sua vicenda negativa. Per Giuseppe la svolta, la sua ascesa, comincia proprio qui, in prigione, nel punto più basso, lì dove il Signore è disceso con lui. Vediamo Giuseppe preoccupato del benessere dei suoi compagni di prigionia. È un Giuseppe diverso: non crede più un Dio, ma crea con Dio. Lentamente Giuseppe comprende che il vero aiuto non sarà per una singola persona, ma per un popolo intero. Nel momento della carestia Giuseppe salverà tutto il popolo.

Preghiamo

Preghiamo per Michele

Un pensiero su “lunedì 21 marzo

  1. Elena

    La presenza di Dio, a volte è visibile nelle opportunità che nascono dalle situazioni di fatica e di dolore. Dio non ci toglie fatica e dolore, ma fa nascere nuove opportunità, muove montagne intorno a noi. Al credente la possibilità di leggere attraverso i fatti e le circostanze per “creare”, insieme al Padre, un mondo nuovo!
    Prego per Michele e per la pace.

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.