Vedo passare storie e vorrei come cambiarle, aggiustarle. Sento discorsi sulla fatica alla partecipazione alla vita pubblica e vorrei avere una parola buona per loro. Accolgo e lascio andare storie e mi domando che cosa ho fatto di bello per loro. Vi è come un’impossibilità a realizzare quello che penso, quello che desidero. Tutto procede a sprazzi, un attimo di luce e poi ancora buio. Un attimo di decisione e poi ancora impossibilità. Potremmo dire anche impotenza di fronte a quanto la vita ogni giorno mi pone davanti. Ascolto una canzone di Giuni Russo e mi lascio come cullare dalle sue parole. Sono parole uniche che danno un senso alla mia impossibilità, alla mia impotenza. Sono prese dalla canzone, la sua figura. Riporto alcune di queste parole: Stelle cadenti incrociano i pensieri, I desideri scivolano giù. Mettimi come segno sul tuo cuore Ho bisogno di te. Sai che la sofferenza d’amore non si cura Se non con la presenza della sua figura. Baciami con la bocca dell’amore Raccoglimi dalla terra come un fiore. Come un bambino stanco ora voglio riposare E lascio la mia vita a te Tu mi conosci non puoi dubitare Fra mille affanni non sono andata via . Rimani qui al mio fianco sfiorandomi la mano. E lascio la mia vita a te. Ascoltatela questa canzone, è meravigliosa. Si, mi sento stanco e impossibilitato nel fare ogni cosa. Sento dentro di me la sofferenza di amare e di non riuscire a raggiungere il cuore delle persone. sento dentro di me tutti gli affanni della vita e mi resta solo una parola: e lascio la mia vita a te. Sento di inseguire qualcosa dentro e fuori di me che però si sottrae sempre alla comprensione e alla chiarezza. E allora rimango impossibilitato a trovare soluzioni ,a dare spiegazioni, a proporre strade da percorrere. Si rimane lì con la propria impossibilità a fare e a dire. Si rimane su quel limite che è la libertà dell’uomo. A maggior ragione valgono le parole di Giuni Russo: mettimi come segno sul tuo cuore.