giovedì 3 marzo

di | 2 Marzo 2022

Gen 29,31-30,24

Ora il Signore, vedendo che Lia veniva trascurata, la rese feconda, mentre Rachele rimaneva sterile. 32Così Lia concepì e partorì un figlio e lo chiamò Ruben, perché disse: “Il Signore ha visto la mia umiliazione; certo, ora mio marito mi amerà”. 33Concepì ancora e partorì un figlio, e disse: “Il Signore ha udito che io ero trascurata e mi ha dato anche questo”. E lo chiamò Simeone. 34Concepì ancora e partorì un figlio, e disse: “Questa volta mio marito mi si affezionerà, perché gli ho partorito tre figli”. Per questo lo chiamò Levi. 35Concepì ancora e partorì un figlio, e disse: “Questa volta loderò il Signore”. Per questo lo chiamò Giuda. E cessò di avere figli. Rachele, vedendo che non le era concesso di dare figli a Giacobbe, divenne gelosa della sorella e disse a Giacobbe: “Dammi dei figli, se no io muoio!”. 2Giacobbe s’irritò contro Rachele e disse: “Tengo forse io il posto di Dio, il quale ti ha negato il frutto del grembo?”. 3Allora ella rispose: “Ecco la mia serva Bila: unisciti a lei, partorisca sulle mie ginocchia cosicché, per mezzo di lei, abbia anch’io una mia prole”. 4Così ella gli diede in moglie la propria schiava Bila e Giacobbe si unì a lei. 5Bila concepì e partorì a Giacobbe un figlio. 6Rachele disse: “Dio mi ha fatto giustizia e ha anche ascoltato la mia voce, dandomi un figlio”. Per questo ella lo chiamò Dan. 7Bila, la schiava di Rachele, concepì ancora e partorì a Giacobbe un secondo figlio. 8Rachele disse: “Ho sostenuto contro mia sorella lotte tremende e ho vinto!”. E lo chiamò Nèftali. 9Allora Lia, vedendo che aveva cessato di aver figli, prese la propria schiava Zilpa e la diede in moglie a Giacobbe. 10Zilpa, la schiava di Lia, partorì a Giacobbe un figlio. 11Lia esclamò: “Per fortuna!” e lo chiamò Gad. 12Zilpa, la schiava di Lia, partorì un secondo figlio a Giacobbe. 13Lia disse: “Per mia felicità! Certamente le donne mi chiameranno beata”. E lo chiamò Aser. Al tempo della mietitura del grano, Ruben uscì e trovò delle mandragore, che portò alla madre Lia. Rachele disse a Lia: “Dammi un po’ delle mandragore di tuo figlio”. 15Ma Lia rispose: “Ti sembra poco avermi portato via il marito, perché ora tu voglia portare via anche le mandragore di mio figlio?”. Riprese Rachele: “Ebbene, Giacobbe si corichi pure con te questa notte, ma dammi in cambio le mandragore di tuo figlio”. 16La sera, quando Giacobbe arrivò dalla campagna, Lia gli uscì incontro e gli disse: “Da me devi venire, perché io ho pagato il diritto di averti con le mandragore di mio figlio”. Così egli si coricò con lei quella notte. 17Il Signore esaudì Lia, la quale concepì e partorì a Giacobbe un quinto figlio. 18Lia disse: “Dio mi ha dato il mio salario, perché ho dato la mia schiava a mio marito”. E lo chiamò Ìssacar. 19Lia concepì e partorì ancora un sesto figlio a Giacobbe. 20Lia disse: “Dio mi ha fatto un bel regalo: questa volta mio marito mi preferirà, perché gli ho partorito sei figli”. E lo chiamò Zàbulon. 21In seguito partorì una figlia e la chiamò Dina. 22Dio si ricordò anche di Rachele; Dio la esaudì e la rese feconda. 23Ella concepì e partorì un figlio e disse: “Dio ha tolto il mio disonore”. E lo chiamò Giuseppe, dicendo: “Il Signore mi aggiunga un altro figlio!”.

Commento

Sono 12 figli che nascono e alla fine sono i rappresentanti delle dodici tribù di Israele. Ecco il mondo biblico che si ricompone per rilanciare la storia della salvezza. E tutto accade dentro storie di gelosie, di ripicche, di storie di schiavitù e di un Giacobbe che sembra accettare passivamente quello che le due sorelle fanno. Può sembrare una vicenda strana, ma nonostante la trama contorta della storia, la Scrittura guarda all’evento della nascita come a un prodigio, per niente scontato e presto sottoposto ai travagli e alle minacce di cui è intessuta l’esistenza. Attraverso l’evento misterioso e sorprendente della generazione si annuncia l’opera di Dio stesso, vicino e insieme distante, premuroso ma incomprensibile, fedele e tuttavia imprevedibile. Dentro qui si inserisce la storia Rachele e del figlio Giuseppe. Il testo rievoca la vicenda di Rachele, la moglie amatissima di Giacobbe, che, come tutte le madri del popolo, era sterile. «Dammi dei figli se no ne muoio»  grida disperata a Giacobbe. Il dolore di Rachele e il suo bisogno viscerale di essere madre appaiono il paradigma del desiderio di maternità di ogni tempo. Dio guarda alla desolazione di questa donna, apre il suo grembo e Rachele genera, partorisce un figlio che chiama Giuseppe, un nome augurale.

Preghiamo

Preghiamo per la pace

2 pensieri su “giovedì 3 marzo

  1. sr Alida

    Certo Dio ha un modo imprevedibile e creativo a favore della vita, della speranza, della pace… Un disegno della storia che solo Lui può condurre al bene attraverso le più disparate vicende… Per la pace mi unisco in preghiera.

    Rispondi
  2. Elena

    Contorte, le storie delle donne e degli uomini. Non leggo la gioia in nessuna di queste relazioni, se non nel diventare madre. Anche l’amore passa in seconda linea. Il resto è competizione, gelosia, tradizione, apparenza, inganno. Il Dio della vita è nella gioia di queste nascite, lo sguardo sul futuro. Misterioso e contorto presente, difficile da comprendere. Ma si sa, Dio sa essere molto imprevedibile ai nostri occhi e alle nostre piccole intelligenze…
    Prego con voi per la pace, sperando nella Sua generativitá.

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.