giovedì 23 agosto

di | 22 Agosto 2018

SAN PAOLO - LETTERE 1 Cor 14,13-19                                   

 13 Perciò chi parla con il dono delle lingue, preghi di poterle interpretare. 14 Quando infatti prego con il dono delle lingue, il mio spirito prega, ma la mia intelligenza rimane senza frutto. 15 Che fare dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l’intelligenza; canterò con lo spirito, ma canterò anche con l’intelligenza. 16 Altrimenti se tu benedici soltanto con lo spirito, colui che assiste come non iniziato come potrebbe dire l’Amen al tuo ringraziamento, dal momento che non capisce quello che dici? 17 Tu puoi fare un bel ringraziamento, ma l’altro non viene edificato. 18 Grazie a Dio, io parlo con il dono delle lingue molto più di tutti voi; 19 ma in assemblea preferisco dire cinque parole con la mia intelligenza per istruire anche gli altri, piuttosto che diecimila parole con il dono delle lingue.

Commento

il credente non inventa linguaggi strani, non ha strategie particolari. Il credente semplicemente nel suo linguaggio si fa capire. Ecco uno dei grandi temi della fede di Dio: rendersi intelligibile, comprensibile all’uomo di oggi. Era lo stesso problema di Paolo nei confronti dei corinti e di chi parlava in lingue e poi non spiegava. La storia e la cultura è sempre in movimento e nella sacra scrittura bisogna trovare il modo di star dentro questa cultura. Questo non vuol dire assecondarla o condividerla sempre, ma vuol dire che il vangelo deve parlare non in lingua speciale o incomprensibile, ma deve esprimersi in linguaggio che incrocia l’uomo di oggi. Il testo introduce un elemento importante: l’intelligenza. Questa è la facoltà che è capace di interpretare. Senza interpretazione, l’intelligenza “rimane senza frutto”; dove questo “senza frutto” si riferisce al fatto che chi ascolta non viene raggiunto dal significato della preghiera fatta in lingue; ma forse potrebbe insinuare che colui stesso che prega in lingue non viene raggiunto e beneficato da quella preghiera, se manca l’opera dell’intelligenza che interpreta. La chiesa accetta tutte le diversità e i vari doni dello spirito, ma essa deve essere l’ambito di quella assoluta carità che non ammette esclusioni e incomprensioni, e fa preferire cinque parole dette “con l’intelligenza”, piuttosto che diecimila con il dono delle lingue. Mi sembra molto bello il ruolo che l’intelligenza rivela oggi in funzione della comunione fraterna, a partire dai più piccoli.

Preghiamo

Preghiamo per i profughi

 

3 pensieri su “giovedì 23 agosto

  1. . Elena

    Quando sono stata in Bolivia e negli USA, ho avuto bisogno che mi si traducesse tutto. Ho avuto bisogno che chi conosceva gli strumenti comunicativi locali mi traducesse per rendermi partecipe di ciò che avveniva intorno a me, permettendomi di capire. Non sempre ciò che veniva detto mi veniva anche tradotto ed ho sofferto dell’incomunicabilità. Della estraneità. Dell’alteritá. L’intelligenza aiuta anche a mettersi nei panni altrui, così che ogni dono porti molti buoni frutti. Forse la carità usa anche l’intelligenza!
    Unisco la mia preghiera alla vostra per tutti i migranti. Ciò che sta accadendo non si può definire umano….

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  2. srAlida

    La Parola richiede di essere semplice e chiara……..Che il Signore doni sempre a noi e alla
    Chiesa Sacerdoti e Laici secondo il suo cuore che diffondano con intelligenza la Parola .mi unisco alla preghiera per i profughi ,_____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

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  3. sr Rita

    Oggi Santa Rosa da Lima ci aiuti a coniugare intelligenza e carità per il bene comune.

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