Da dove sono vedo dei crinali di montagna e intravedo un poco la cresta del Resegone. Quando andavo in montagna sui crinali, facile a dirsi, correvo, sulle creste ero silenzioso e mi muovevo con calma, attenzione e un po’ di paura. Conosco tanti amici che anche sulle creste vanno di corsa e penso che il buon don Roberto pur nella sua prudenza ci volava sopra. Ma il crinale o meglio ancora la cresta è un’ immagine molto forte per aiutarci a comprendere come in questo tempo siamo proprio su un crinale, una cresta. Siamo in attesa di capire come riusciremo a superare questo tempo. Siamo in attesa di capire come fare a riprendere il lavoro, siamo in attesa di capire il futuro dell’economia. Camminiamo su una cresta che ci può portare alla vetta oppure ci può bloccare per la paura o ci farà cadere a destra o sinistra. E quando cammino su quella cresta che è il tempo di oggi, è come camminare su cresta fatta come una lama di coltello, perché diciamolo francamente siamo su una cresta affilata. E se guardo a destra vedo la valle dell’uguale e mi spavento perché può tornare tutto come prima. E se guardo a sinistra vedo la valle dell’immobile perché tutto si può come paralizzare. Come torneremo? Qui su questa cresta può capitare di tutto e allora seguo il consiglio di un mio amico che mi diceva guarda avanti e non a destra o a sinistra e davanti vedo la vetta, la croce, la meta da raggiungere. Citando Erri de Luca scrivo: “Una cima raggiunta è il bordo di confine tra il finito e l’immenso.” Si noi oggi viaggiamo tra finito e immenso. Guardo a quella croce sulla vetta dopo la cresta affilata, pensando a che cosa può essere quella croce. E trovo questo significato. Lo dico con una citazione di Sant Agostino: “E vanno gli uomini ad ammirare le vette dei monti, ed i grandi flutti del mare, ed il lungo corso dei fiumi, e l’immensità dell’Oceano, ed il volgere degli astri… e si dimenticano di sé medesimi.” Si la croce è Gesù, è l’umanità intera, siamo noi medesimi, di cui ci siamo dimenticati; ci siamo dimenticati dell’umano e dell’umanità e ci è rimasta la valle dell’uguale e dell’immobile. Ritrovare la vetta vuol dire ritrovare umanità. Allora aver percorso questa cresta affilata non sarà stato vano.