
Una delle grandi doti dell’orto del c’era una volta e dell’orto del tempo presente è che tutti in quell’orto ci mettiamo in maniera più o meno sensata le mani, tutti ci lavarono. Questo mi sembra interessante se continuo a seguire il principio e fondamento dell’ora et labora. Oggi in genere tendiamo a dividere il lavoro tra intellettuale e manuale. Non è sempre così, ma è abbastanza così. E succede a volte che si arriva a non riconoscere se non a disprezzare il lavoro manuale e ad esaltare il lavoro intellettuale. Si dice che nel mondo antico lavoravano gli schiavi e i servi e dirigevano tutti i padroni. Anche in questo caso, salvo le dovute eccezioni non è cambiata la storia. quando leggo che un bracciante è pagato 2 euro all’ora non penso che siamo lontani da quella situazione antica. Nel monastero dell’ora et labora le cose andavano diversamente. Il monastero si presentava come un’officina dove tutti erano chiamati al lavoro intellettuale e manuale. Tutti i monaci avevano i loro impegni di studio e di lavoro. Mi sembra che questa regola sia abbastanza osservata nel nostro orto. Almeno da parte mia. Mi riservo lavoro nell’orto e lavoro di studio. Forse questo piccolo segnale, questo piccolo gesto dice una cosa molto importante. Non è solo questione di dare un buon esempio, è questione soprattutto di trovare il modo di unificare testa, cuore e mani. Un lavoro che passa attraverso cuore, mente e mani. Capisco che il nostro tempo ci fa andare di corsa e in genere a secondo del lavoro che facciamo ci finalizziamo solo un aspetto per necessità di tempo. o solo testa, o solo cuore oppure solo mani. Tornare ad unificare il tutto significa amare il lavoro della terra e insieme amare il lavoro dello studio. Ora et labora è anche unificazione della vita