Stiamo tribolando non poco per riuscire a dare una possibilità di lavoro e quindi di permesso di soggiorno ad un amico immigrato. La sua pratica è ferma in cassazione ed ora con la possibile sanatoria per badanti e agricoltori, sembra che in qualche modo si possa dare accesso alla domanda per il permesso di soggiorno. Per fare questo servono amici che si danno da fare, soldi da investire e pratiche da espletare. Insomma un bel problema. Questo fatto mi offre l’occasione di parlare del creato e di quella parte di creato che sono gli uomini e le donne migranti. La parola migrante ha un significato secco: andar via. Andar via dal proprio paese. È così secca la definizione che non ha bisogno di commenti. Un andar via di casa in generale è una sofferenza. Una cosa interessante è che fino al secolo scorso, fino al tempo delle migrazioni che stiamo vivendo, questo andar via era si una sofferenza, ma era anche un’opportunità di far progredire le civiltà, grazie al mescolamento di razze, culture e religioni. Lo spostamento antico ha fatto progredire le civiltà. Oggi, con tutte le chiusure che ci sono e i muri che si costruiscono è rimasto solo il dolore di dover andar via insieme alla nostalgia di casa. Oggi le persone si spostano in risposta a sconvolgimenti ambientali, climatici, economici e politici, ma anche perché mosse da un inarrestabile desiderio di libertà, scoperta, conoscenza, miglioramento delle condizioni di vita. Migrazione forzata e migrazione volontaria non sono due categorie separate ma due estremità di uno stesso movimento che è l’andar via: qualsiasi migrazione comporta, in proporzioni diverse, un elemento di forzatura e un elemento di volontarietà che interpellano le comunità di arrivo. Si noi siamo interpellati e chiamati ad essere umani. E la nostra interpellanza e chiamata a volte si riduce solo a distinguere migranti economici, che sono forza lavoro oppure migranti politici che scappano dalla guerra. Abbiamo scartato dalla nostra legge il migrante che si muove per motivi umanitari, cioè abbiamo scartato l’umano e l’umanità. Noi non citiamo per esempio i migranti che si muovono per motivi ambientali: siccità, disastri ambientali, deforestazione. Insomma anche qui tutto è legato: dove l’uomo sfrutta l’ambiente aumenta la povertà e aumentando la povertà aumenta la migrazione. Dalle nostre parti esistono esempi bellissimi di accoglienza ad ogni costo, di integrazione ben riuscita e di questo ringrazio i tanti impegnati in questo mondo dei migranti. Certo per via della legge voluta da un tizio che era ministro dell’interno fino a qualche mese fa, oggi la situazione si è tutta complicata. Ma gli esempi di chi sfida ogni giorno anche queste regole sono tanti e questo ci aiuta per il futuro. Rispettare il creato è creare le condizioni giuste ed eque perché nessuno debba andar via dalla sua casa perché deve fuggire. Rispettare il creato non è chiudere i porti ma creare le condizioni di una nuova integrazione. Rispettare il creato è smettere di sfruttare le risorse primarie rendendo poveri e schiavi tanti uomini e donne. Rispettare il creato è sentirsi fratelli universali.
Bravo Sandro…è così…ho esperienza che parte da molto tempo addietro…20anni…o giù di lì…chi parla a sproposito non sa niente di tutto ciò…