silenzio vesperale

di | 13 Novembre 2020

Sono qui solo, come ormai mi capita da diversi giorni. Più tardi avrò una riunione a distanza, non le amo molto, ma almeno possiamo incontrarci, vederci da uno schermo, però almeno vederci. Ed è già qualcosa. Il gatto faraone mi gira intorno. In uno dei suoi viaggi si è azzoppato più del solito e quindi alterna voglia di coccole e giri per la casa. Lui fa la sua vita. Io cerco di costruire la mia giorno dopo giorno. È come un silenzio notturno, di autunno inoltrato quello di ieri. Non fa troppo freddo, ma è già buio. Ed il silenzio mi prende. Lo amo sempre di più questo silenzio serale, forse lo potrei chiamare vesperale. Si, silenzio vesperale. In seminario la preghiera del vespro era d’obbligo. Diciamo che mi piaceva, che ci stavo dentro in quella dimensione. Poi sono passati gli anni e il vespro del seminario ha lasciato il posto al vespro dei monaci di Bose di cui leggevo e pregavo il breviario con assiduità. Mi piaceva l’idea della lettura continua della scrittura sacra. Ci stavo dentro bene in quella dimensione del vespro serale. In questi ultimi anni è divento un silenzio vesperale. Cosa intendo? Ho mantenuto la lettura continua della bibbia (seguo il calendario dei monaci della piccola famiglia della resurrezione) e mi esercito quotidianamente nella lectio divina. Ma il vespro è altra cosa. È silenzio puro, è speranza di un incontro vero con il mio cuore. È tentativo di stare alla presenza dell’amato del cuore, Gesù. E, a volte legame con il creato, con la vita, con gli uomini e le donne che incontro durante la giornata e che poi rimetto tutti nelle mani del Signore. Non ho bisogno di libri, di preghiere, di esercizi meditativi. Non ho bisogno di scrivere niente, di appuntare niente, quello al massimo lo faccio dopo. Tutto è silenzio, tutto è presenza, tutto è solitudine piena di presenza buona. Tutto viene come offerto nel silenzio di un momento. Ricevo e dono, come nelle più classiche delle relazioni umane, come fa il mio corpo che riceve aria e getta fuori aria. Nel silenzio vesperale ricevo e dono. Non mi faccio più nemmeno la domanda se ho fatto le cose bene, se ho svolto bene l’esercizio. Lo lascio nascere libero, perché il silenzio vesperale è forse uno dei pochi appuntamenti liberi e liberanti, che non hanno bisogno di rito, perché già l’appuntamento è un rito; che non hanno bisogno di parole, perché forse in alcuni momenti l’amore per l’amato del cuore non ha bisogno di parole, ma solo di uno sguardo. Sì, il silenzio vesperale è sguardo puro tra l’amato del mio cuore, e colui che mi ama in maniera fedele. Grazie di essere arrivato fino qui, fino  al silenzio vesperale. Magari domani ci sarà un’altra svolta perché così è la mia vita, piena di svolte. Oggi è bellissimo sapere che le sera mi aspetta lo sguardo del silenzio vesperale.

Un pensiero su “silenzio vesperale

  1. Dania

    Confesso a voi fratelli e sorelle di non aver mai detto i vespri… ma quel silenzio assordante e colmo di presenza, che sia vesperale, notturno o aurorale, non so mai con esattezza…quello è ciò che mi permette di sentire che Lui è dentro di me, ed è in ogni cosa attorno a me . Che il Signore riempia i nostri silenzi di presenza, di attesa o anche di assenza, che si trasforma in desiderio di ciò che manca.

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