sabato 20 febbraio

di | 19 Febbraio 2021

Giobbe 19,1-20

1 Giobbe prese a dire:

2«Fino a quando mi tormenterete
e mi opprimerete con le vostre parole?
3Sono dieci volte che mi insultate
e mi maltrattate in modo sfacciato.
4È poi vero che io abbia sbagliato
e che persista nel mio errore?
5Davvero voi pensate di prevalere su di me,
rinfacciandomi la mia vergogna?
6Sappiate dunque che Dio mi ha schiacciato
e mi ha avvolto nella sua rete.
7Ecco, grido: «Violenza!», ma non ho risposta,
chiedo aiuto, ma non c’è giustizia!
8Mi ha sbarrato la strada perché io non passi
e sui miei sentieri ha disteso le tenebre.
9Mi ha spogliato della mia gloria
e mi ha tolto dal capo la corona.
10Mi ha distrutto da ogni parte e io sparisco,
ha strappato, come un albero, la mia speranza.
11Ha acceso contro di me la sua ira
e mi considera come suo nemico.
12Insieme sono accorse le sue schiere
e si sono tracciate la strada contro di me;
si sono accampate intorno alla mia tenda.
13I miei fratelli si sono allontanati da me,
persino i miei familiari mi sono diventati estranei.
14Sono scomparsi vicini e conoscenti,
mi hanno dimenticato 15gli ospiti di casa;
da estraneo mi trattano le mie ancelle,
sono un forestiero ai loro occhi.
16Chiamo il mio servo ed egli non risponde,
devo supplicarlo con la mia bocca.
17Il mio fiato è ripugnante per mia moglie
e faccio ribrezzo ai figli del mio grembo.
18Anche i ragazzi mi disprezzano:
se tento di alzarmi, mi coprono di insulti.
19Mi hanno in orrore tutti i miei confidenti:
quelli che amavo si rivoltano contro di me.
20Alla pelle si attaccano le mie ossa
e non mi resta che la pelle dei miei denti.
21Pietà, pietà di me, almeno voi, amici miei,
perché la mano di Dio mi ha percosso!

Commento

Giobbe in questo capitolo inizia a chiedere ai suoi amici di smettere con tutti i loro discorsi. Sono 10 volte che mi insultate dice ad un certo punto. Quel 10 indica un  numero che dice più o meno così: sono pieno, sono saturo di tutti i vostri discorsi. Meglio per tutti se fate silenzio. Si può davvero arrivare alla saturazione di parole dette, ridette, e poi dette ancora. poi abbiamo la prima parte di un lungo lamento che nel suo genere letterario sembra quasi un salmo. In questo salmo di lamentazione Giobbe dice semplicemente questo:  è Dio l’origine di tutte le mie sofferenze è lui il nemico che lo sta distruggendo, sradicandogli dal cuore ogni speranza. La solitudine è totale, attorno a lui si è creato il vuoto di amici, conoscenti, parenti; lui è solo una presenza statuaria in un deserto. Giobbe rimane solo con Dio, non c’è più nessuno con lui. Gli amici sono lì, ma per Giobbe non esistono e se dicono qualcosa lui non accetta i loro discorsi. Dice ad un certo punto “Abbiate pietà almeno voi, amici miei”, non abbandonatemi e non accanitevi con i vostri ragionamenti distaccati. Interessante questo grido di dolore di Giobbe: abbiate pietà di me. Non so se è un modo per dire lasciatemi in pace, oppure se è una vera richiesta di aiuto. Io credo che nella malattia ci stanno tutte e due le cose.

Preghiamo

Preghiamo per la Val d’Imagna che ha iniziato il pellegrinaggio pastorale del vescovo.

2 pensieri su “sabato 20 febbraio

  1. Elena

    Se c’è davvero un tempo per tutto, credo che Giobbe lo vada conoscendo, di cosa in cosa, di vicenda in vicenda. È drammatica ed umana la sua richiesta, il suo dire BASTA! Il suo chiedere pietà. Chiede silenzio, rispetto, compassione…
    Preghiamo insieme per le intenzioni di ciascuno.

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  2. sr Alida

    E’un forte dramma quello di Giobbe sembrano le situazioni senza via d’uscita dei nostri giorni, prego per le persone che si sentono simili a Giobbe e per la Val d’Imagna.

    Rispondi

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