Ger 7,21-28
21 Dice il Signore degli eserciti, Dio di Israele: “Aggiungete pure i vostri olocausti ai vostri sacrifici e mangiatene la carne! 22 In verità io non parlai né diedi comandi sull’olocausto e sul sacrificio ai vostri padri, quando li feci uscire dal paese d’Egitto. 23 Ma questo comandai loro: Ascoltate la mia voce! Allora io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; e camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici. 24 Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio; anzi procedettero secondo l’ostinazione del loro cuore malvagio e invece di voltarmi la faccia mi han voltato le spalle, 25 da quando i loro padri uscirono dal paese d’Egitto fino ad oggi. Io inviai a voi tutti i miei servitori, i profeti, con premura e sempre; 26 eppure essi non li ascoltarono e non prestarono orecchio. Resero dura la loro nuca, divennero peggiori dei loro padri. 27 Tu dirai loro tutte queste cose, ma essi non ti ascolteranno; li chiamerai, ma non ti risponderanno. 28 Allora dirai loro: Questo è il popolo che non ascolta la voce del Signore suo Dio né accetta la correzione. La fedeltà è sparita, è stata bandita dalla loro bocca.
Commento
Il testo non è la condanna del rito, della celebrazione, del tempio. Il profeta non ha come compito quello di distruggere il culto, ma quello di riportare questa esperienza dentro un significato autentico. Egli invita il popolo a riscoprire il vero motivo del rito e del culto nel tempio. solo dentro questo ritorno al vero significato del rito è possibile tener lontano il pericolo che la liturgia sia stravolta e ridotta a un “rito”, e quindi non sia più l’avvenimento centrale della fede e della storia del popolo del Signore. Su questo è bene riflettere sempre con molto impegno. Geremia dunque non vuole l’eliminazione della liturgia, ma la sua riscoperta e la sua collocazione all’apice dell’esperienza di fede. il culto “sbagliato”è mangiare la carne degli olocausti, dei sacrifici del tempio. Questo è completamente sbagliato per la tradizione cultuale di Israele, in quanto l’olocausto è un sacrificio che esige la totale “consumazione” della vittima nel fuoco del sacrificio. Ma questa visibilità dello “sbaglio” liturgico dovrà mettere in evidenza quanto ci si è scollati dal significato profondo della celebrazione, e come si sia ridotto tutto ad un “rito” di cui non si coglie più il significato, e quindi il valore e l’efficacia. L’altro motivo di decadenza del rito del tempio sta nel fatto che esso è fatto senza più mettere al primo posto l’ascolto della parola. A questo si deve far risalire la decadenza di un culto senz’anima e senza verità. Magari vero in se stesso, ma svuotato di consapevolezza e di partecipazione profonda da parte del popolo. Ritornare perennemente a questa “verità” del culto a Dio ritornando perennemente a questo “ascolto” della voce del Signore: questa è la conversione perenne di ogni cuore e dell’intera comunità credente.
Preghiamo
Preghiamo per Carlo
“e camminate sempre sulla strada che vi prescrivero’, perché siate felici”. Allora, ogni azione e ogni pensiero di cui il cuore pulsante sia il Signore avrà un senso. Ogni sacrificio, ogni rito, ogni giustificazione nel Signore hanno valore perché al centro c’è Lui. Amore sincero viene chiesto, Amore assoluto viene dato….
Preghiamo per Carlo e ricordiamo al Signore tutti gli ammalati.
Ascoltare o non ascoltare a voce di Dio rende la vita beata o distorta. Dio sa che parla per amore degli uomini ma è pure cosciente che i suoi figli non ascoltano, hanno il cuore duro. Eppure non smette di parlare n varie forme. Preghiamo affinché ci sia dato di ascoltare e comprendere e vivere la Parola come un bel dono di Dio.