sabato 14 luglio

di | 14 Luglio 2018

1 corinti1 Cor 3,1-9                                                  

1 Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo. 2 Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci. E neanche ora lo siete; 3 perché siete ancora carnali: dal momento che c’è tra voi invidia e discordia, non siete forse carnali e non vi comportate in maniera tutta umana? 4 Quando uno dice: «Io sono di Paolo», e un altro: «Io sono di Apollo», non vi dimostrate semplicemente uomini? 5 Ma che cosa è mai Apollo? Cosa è Paolo? Ministri attraverso i quali siete venuti alla fede e ciascuno secondo che il Signore gli ha concesso. 6 Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che ha fatto crescere. 7 Ora né chi pianta, né chi irrìga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere. 8 Non c’è differenza tra chi pianta e chi irrìga, ma ciascuno riceverà la sua mercede secondo il proprio lavoro. 9 Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l’edificio di Dio.

Commento

Le parole di oggi dipingono il dramma, meraviglioso dramma, della vita cristiana. Dico dramma, perché è proprio del cristiano il dover incessantemente prendere atto che “non è” quello che “è”. Provo a spiegarmi. Paolo sta parlando a persone che certamente sono passate “da morte a vita”, certamente dunque sono state poste da Dio nella novità della vita cristiana. Eppure sperimentano quotidianamente il loro legame con la vita “vecchia”, che qui l’Apostolo chiama “carnale”: “siete ancora carnali”, dice al v.3. Mi permetto di qualificare come “meraviglioso” il dramma cristiano, perché mi sembra evidente quanto sarebbe ed è nauseante il rischio di un atteggiamento che indurrebbe il cristiano a pensarsi e a presentarsi come persona che tutto ha capito e tutto fa per bene. Proprio perché è cristiano deve vivere – ma questa è semplicemente la sua esperienza concreta! – nella percezione appunto di non essere quello che è, perché in certo senso è incolmabile il baratro tra il dono ricevuto e la sua volontà/capacità di vivere in modo adeguato a tale dono. Il credente è costretto ad accettare che la sua vita sia tutta esposta al baratro tra la vita e la morte, tra il tutto e il nulla della sua esistenza.

Preghiamo

preghiamo per Chiara

3 pensieri su “sabato 14 luglio

  1. sr Rita

    L’appartenenza fondante è per Gesù Cristo. Le altre appartenenza sono originate e finalizzate a questa. ” E’ Dio che ha fatto crescere”.
    Una preghiera per Lucas che è in coma in Rianimazione e per Lucas che lo ha investito e si sta disperando. Due ragazzi con lo stesso nome; due famiglie nel dolore e ricche di fede. Una evangelica, l’altra è di una nostra volontaria.

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  2. . Elena

    Collaboratori di Dio, che bella questa definizione dell’essere cristiani. Dio è colui che fa crescere, noi abbiamo tutto da imparare, da fare, da cintinuare a nutrire…. ed elevare!
    Mi unisco alle vostre preghiere per questa nostra umanità sofferente. Ringrazio il Padre per averci regalato una bella occasione di gioia e di festa, ieri sera a Rosciano con la Cooperativa della Cascina dell’Agro!

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  3. srAlida

    noi siamo il campo di Dio ….a Lui apparteniamo ..Però è vero c’é molto di distanza tra il dono e la mia inadeguatezza come collaborazione….dà pace essere però il suo edificio il Suo campo non c’è che da chiedere di restare con noi per renderci tali e ringraziarlo .mi unisco alla preghiera per i due Lucas e le loro famiglie,come alla gioia di fa festa ,come all’oratorio di Cantello ieri sera per concludere il Cre.

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