riservatezza

di | 18 Febbraio 2023

Mi piace frequentare l’orto, le api, le piante da frutto per un attimo, durante la giornata, da solo, in riservatezza, in intimità tra me il creato. Magari accompagnato dal gatto faraone. Oppure fare quel piccolo tratto che va dalla casa di Rosciano alla grotta di Lourdes. E mi dispiace quando per le tante cose da fare e il tempo tiranno non ci riesco. È un attimo di riservatezza. Quasi un rito. E chiedo scusa a madre terra per la grande siccità provocata dall’insipienza umana, e ringrazio per il canto degli uccelli, per le api che volano qua e là, per l’orto che si ostina a rinascere e mi lascia un segno di speranza nel cuore. E poi offrire i volti, le storie, le gioie e le fatiche di tutti coloro che ho incontrato o che incontrerò. Passano tutti per la mia testa, soprattutto per il mio cuore. Il riconoscimento tra Giuseppe e i suoi fratelli, il perdono reciproco è un atto di riservatezza assoluta, nessuno deve entrare in quel momento. Sparisce l’interprete, spariscono le guardie e tutti i funzionari. Rimangono solo loro, Giuseppe i fratelli e il padre. Così dice il testo biblico: Allora Giuseppe non poté più trattenersi dinanzi a tutti i circostanti e gridò: “Fate uscire tutti dalla mia presenza!”. Così non restò nessun altro presso di lui, mentre Giuseppe si faceva conoscere dai suoi fratelli. Due cose bellissime emergono. Non poté più trattenersi. Quando si arriva al cuore del dolore subito e provocato allora non ci può più trattenere: bisogna dire, gridare il proprio dolore e la voglia di perdono. Ma si deve proprio arrivare al cuore della questione, della ferita. L’arte della mediazione non è mettere tutti d’accordo, ma arrivare alla ferita che riconcilia le parti. E poi quel fece uscire tutti. Al riguardo un amico mi scrive: “La riconciliazione è un atto intimo, richiede riservatezza, solo così Giuseppe può gridare il suo pianto. Solo gli effetti di questo incontro – il grido di Giuseppe – oltrepassano le porte chiuse e tutti gli Egiziani – i non fratelli – lo sentono e se ne rallegrarono. La gioia scaturita dall’incontro ha radici che affondano negli abissi misteriosi del senso della vita di ciascuno; ecco perché è fondamentale che queste fonti miracolose vadano preservate. Il mio camminare nell’orto e verso la grotta di Lourdes è il mio modo intimo di raccogliere tutto quello che ho nel cuore e che non riesco a dire, allora lo grido al cielo e alla terra.

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