parole esaurite

di | 30 Aprile 2023

Ho esaurito le parole, non ne ho più. ho aperto il mio conflitto, ho usato parole aperte, ma ora? Che cosa me ne faccio di tutto questo armamentario di parole usate per dialogare, per farmi capire, per arrivare in fondo alla decisione? Sembra che ad un certo punto rimanga solo un’attesa. Ho preparato tutto per mettere i melari sugli alveari visto che l’acacia incomincia a fiorire ed ora non devo fare altro che attendere il giorno giusto. Non deve piovere, non deve fare freddo. Tutto è pronto ed ora devo solo attendere. Io ho fretta e spero che già domani si possa fare questa operazione di mettere i melari. Ma non so come sarà il tempo. Spero e attendo. Anche perché l’acacia non attende, fiorisce e basta. Così è delle parole: ho predisposto tutto per bene, almeno così mi sembra, ed ora attendo che succeda qualcosa. Trovi scritto nel libro di Qoelet: “tutte le parole si esauriscono, e nessuno è in grado di esprimersi a fondo.  Il grande libro del qoelet riconosce una cosa: le parole si esauriscono, perdono la forza di spiegare la vita, a forza di essere dette e rilanciate perdono vigore. Le parole non sanno come spiegare la fatica, il dolore, la decisione, il fallimento, gli errori, il bene fatto, il bene ricevuto, il torto lanciato verso l’altro e il torto subito. È vero le parole si esauriscono e non sanno spiegare il tutto. Così come per le mie api preparo tutto e rimango in attesa. C’è anche un tempo dell’insufficienza delle parole e io vivo di questo tempo di insufficienza di parole e di decisioni.  Che cosa posso fare in questo tempo di parole esaurite? Posso attendere, ma non basta. E allora? Provo a lanciare prima a me stesso, poi a tutti voi questo pensiero. Quando le parole si esauriscono oltre all’attesa, devo raccogliere tutte le mie forze e cominciare a distillare come in un alambicco le parole preziose, quelle necessarie, quelle che danno il sapore alla vita. il mio cuore in questo caso diventa come un filtro che sa filtrare le parole giuste da tenere e sa scartare le parole vuote. Scelgo le parole che mi rendono libero e leggero e lascio quelle che sono un peso. C’è solo un modo per mettere in atto una simile operazione: allenarci a sentire le parole nel cuore per distinguere, scegliere, decidere. Mi manca questo allenamento: non ho esaurito le parole, ma ne ho troppe e non possiedo l’alambicco  giusto per filtrare le parole che devono rimanere.

Un pensiero su “parole esaurite

  1. Marco

    Quando ho esaurito le parole, forse, è il momento propizio per lasciarmi andare alla meraviglia del silenzio.
    Quel silenzio che magari, all’inizio, fa paura e mi fa sentire inadeguato perché non sostenuto dalle parole consolatorie oppure è peggio del frastuono che si forma in una classe di studenti all’intervallo.
    Tuttavia, è nel silenzio che posso realmente accorgermi di quelle parole che non hanno bisogno di essere sonorizzate dentro o fuori di me, perché, seppur semplici e povere, riescono a far parlare quella meraviglia che nessun idioma potrà mai definire e descrivere appropriatamente. Una passeggiata senza telefonino, un giro in bici senza meta, uno sguardo al cielo osservando una creatura alata, insetto o uccellino che sia.
    E la Meraviglia silenziosa comprende tutto: parole, gesti, tempo, anestetizzandoli in una sorta di eternità e liberandomi dal senso di inadeguatezza che gli stessi, definendomi, mi accompagnano quotidianamente.

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