Per lasciare alcuni criteri su come risolvere questo dilemma tra profitto e dono, utilizzo l’immagine del pane. A casa mia il pane era un dono prezioso. Si diceva che fosse peccato grave buttarlo via, sprecarlo, renderlo inutilizzabile. Questa questione del pane mi ha sempre accompagnato durante tutta la vita, anche solo perché tutti i giorni celebro l’eucarestia e prendo il pane eucaristico. Questo intreccio tra pane della tavola e pane eucaristico mi ha aiutato a comprendere il legame tra dono e profitto. Una prima cosa interessante è questa: il pane della tavola non va sprecato, il profitto vero non deve essere sprecato a favore di qualcuno che aumenta il suo profitto a discapito di qualcuno il cui profitto continua a diminuire. Il vero profitto è quello ridistribuito per il bene sociale. Questa è una prima grande indicazione di un’economia nuova, di un modo nuovo di intendere il profitto. Faccio due esempi: ridistribuire la ricchezza a favore di una scuola e di una sanità buona, accessibile, fonte di Sapienza e di possibilità di cura per tutti. (il bonus e il prrn non possono andare in questa direzione visto che sembra che non sappiamo che cosa farcene di quie soldi? e poi il ponte è così necessario o è meglio mettere in sicurezzaun territorio e spendere soldi per l’acqua? questo intendo per rimettere in circolo il profitto.) Il secondo esempio è che ridistribuire il profitto dentro una città, aiuta ad abbassare la spesa sociale di fronte alle povertà. Non parlo di donazioni a favore di.. ma di profitto che viene reinvestito a favore di. È quello che una volta si chiamava prevenzione. Utilizzare soldi ed economie per favorire una prevenzione forse aiuta ad avere meno povertà e abbassa i costi delle città. Se prendiamo il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci vediamo che il vero miracolo è quello di ridistribuire il poco che c’è, 5 pani e due pesci, per tanta gente. Questo è il vero miracolo. È come se dovessimo provare a rimettere in circolo un’economia che diventa economia sociale. Voi mi direte che chi fa profitto non vuole rinunciare a tutto il suo profitto anzi tende ad aumentarlo il suo profitto. Cosa vera, ma io mi muovo in un’altra direzione. é la direzione che ho imparato a casa mia. Una direzione che nasce dal basso, cioè noi, dal basso possiamo far nascere questa economia circolare e sociale. Dobbiamo provare su due strade. La prima: unire le forze, mettersi insieme. Mi par di vedere piccoli gruppi che ridistribuiscono il profitto. La seconda strada è quella di fare in modo di saper utilizzare tutti gli strumenti di legge, d’istituzioni, di possibilità economiche per lanciare la sfida del distribuire il profitto che diventa dono per tutti. È solo così che cambiano le cose, dal basso appunto. Altro tema è quello della produzione di beni e dell’uso dei beni. Ma lo vedremo.