Voglio fare ancora due passaggi su questo tema. Solo due perché in questo modo arriveremo al 17 maggio, giorno in cui ricordiamo i 5 anni in cui ci ha lasciato don Roberto. E poi cercherò di cambiare registro. Oggi voglio riprendere quel passaggio del salmo 22 che dice: tu mi hai risposto. Tutto il percorso fatto fino ad ora porta come ad una conclusione di speranza. Tu mi hai risposto. Tu hai ascoltato il mio grido. Don Roberto non l’ho mai sentito esclamare una simile parola. Eppure, dal suo modo di vivere la malattia si capiva che il Dio in cui credeva aveva sempre risposto al suo grido di dolore. E il modo con cui don Robertp rendeva lode al Signore perché aveva risposto al suo grido era quello che sperimentava nell’eucarestia, quando alla fine ringraziava tutti. Io non sono così bravo. Per me i passaggi dalla fatica alla speranza sono più complessi, più lenti. Ma alla fine anche io ci arrivo. Ritengo che una delle grandi conquiste dell’animo umano quando ha attraversato tutto il dolore possibile è quello della lode universale. Si diventa parte di un creato e di un’umanità con la quale vivere in fraternità universale. So che sono ben lontano da questo punto di arrivo. Ma ci sto lavorando. Ritengo che in questo momento così faticoso a me venga chiesto semplicemente di rimanere in un minimo atteggiamento di fiducia. L’uomo della croce non perse la fede. E Dio suo Padre finalmente si decise a fare il suo mestiere che era quello del liberatore, del Dio che interviene. E il salmo 22 e il testo della passione di Gesù dice che lo resuscitò da morte. Ma anche questo capitolo della resurrezione va capito bene, per non cadere in una vuota speranza che porta a dire porta pazienza vedrai che ce la farai. Quel tu mi hai risposto è invece un affermazione dove si dichiara che Dio risponde e che ci è permessa o meglio regalata una vita nuova.