E siamo all’ultimo notturno. Mi piacerebbe trovare un compositore che ha voglia di provare a mettere in musica i notturni che io ho scritto maldestramente. Ma capisco che un compositore ha bisogno di ben altra ispirazione. E quindi lasciamo perdere subito questo eccesso di vanità. Il notturno condiviso nasce dalla giornata di ieri, trascorsa per buona parte con le 5 famiglie del mio gruppo end (equipe notre dame). È da più di 20 anni che ci vediamo una volta al mese nelle case per condividere cena, preghiera, storie e studio. È una bellissima esperienza in cui io mi sento uno di loro. Mi chiamano il consigliere spirituale, ma in quel gruppo non ho niente da consigliare, se non solo da condividere. L’end è un movimento di spiritualità di coppia diffuso in tutto il mondo. Tra l’altro anche don Roberto aveva la sua end a cui era legatissimo. Ieri abbiamo camminato dal santuario di Prada a Fontanella e ritorno, ci siamo fermati per un attimo di preghiera e riflessione e poi abbiamo pranzato insieme. Niente di straordinario, ma tutto di speciale Quando sono venuto a casa ho pensato che il modo migliore per concludere la giornata era parlare di un notturno condiviso. Una musica che ha il tono della condivisione. Sempre partendo dal presupposto che non conosco la musica, a volte vedo degli spartiti musicali con più righe e vedo delle note scritte a mano per i vari strumenti. Penso che ogni riga corrisponda a quello che ciascun componente dell’orchestra deve suonare. Uno spartito condiviso. Un’orchestra che armonizza strumenti, voci, toni diversi. Un notturno condiviso è un’orchestra che suona una sinfonia in perfetta sintonia. Ogni strumento è valorizzato, ogni strumento mette del suo, ogni strumento è in armonia con il resto, ogni strumento è guidato da un maestro che con le sue mani e tutto il suo corpo dirige, batte il tempo. Non ho mai capito come fanno gli orchestrali a guardare lo spartito, a scegliere la riga giusta e insieme a guardare il maestro. Forse è una questione di allenamento, di prove. Il notturno condiviso non è fatto per i solisti, ma per un’orchestra. Ecco, quando sono con gli amici dell’end mi sento di vivere un notturno condiviso. Non siamo i berliner philharmoniker e nemmeno l’orchestra della scala, della rai, del maggio fiorentino e quindi in genere stoniamo. Interessante è che non stoniamo per mancanza di condivisione, ma per eccesso di foga e di condivisione. Il notturno condiviso tra di noi non nasce dalla perfezione degli strumenti. Nessuno di noi è uno stradivari e nemmeno un pianoforte Fazioli, siamo quegli strumenti delle feste popolari che suonano per mettere allegria. Eppure la musica che suoniamo è condivisione pura, tanto è vero che a volte diventiamo matti per trovare la data mensile per trovarci. Ci mancherebbe troppo il nostro notturno condiviso. Nella semplicità più assoluta abbiamo capito che il valore aggiunto è il nostro condividere la vita, mettendola a confronto con la Parola commentata da tutti e non dal prete esperto. ho letto su un articolo che due amici, di cui uno prete, parlavano davanti ad un caffè della crisi della cristianità che sta ormai investendo anche l’Italia. È vero, dopo il covid pensavamo di riprendere la partecipazione alla vita parrocchiale come prima, forse più di prima. Ed invece per quello che ci capisco io siamo ancor più in fase calante. Anche io rimango spiazzato, non so cosa fare. Ma un piccolo suggerimento lo voglio dare. Se un semplice gruppo di 5 famiglie e con loro altre centinaia di piccoli gruppi sparsi in Italia, riescono a trovarsi per 20 anni in maniera costante forse un segreto c’è. Abbiamo messo al centro la parola e la vita e questo ci ha permesso di suonare un notturno condiviso. Magari nelle nostre parrocchie non abbiamo bisogno di esperti suonatori solisti come Pollini o simili, ma di semplici suonatori che insieme suonano la parola di Dio e la vita. non gruppi famigliari da formare. Ma gruppi che suonano notturni di condivisione attorno alla Parola. Mi sembra un buon inizio. Certo dobbiamo cambiare il paradigma fondamentale su cui per anni abbiamo costruito la vita parrocchiale. Far venire la gente per celebrare, fare e formarsi senza condivisione della parola e della vita. basta notturni insegnamenti, ma notturni condivisi. Forse esagero, ma più ci penso, più mi convinco che servono notturni condivisi.
Tutto vero: occorre più notturno condiviso che altro… occorre un sano cambiamento e confronto per dare senso a ciò che si fa… spesso manca l’essenziale cioè sentirsi compresi nella dimensione parrocchiale non come elemento utile alle “casse” ma come persona che “condivide ” con altri i pensieri, le emozioni, il proprio tempo, la cura, la preghiera. Credo che in molti questa dimensione la stiano cercando. Sarà questione di tempo … ma poi vedremo un cambiamento .