messa

di | 24 Maggio 2020

scusate se vi disturbo a quest’ora. ma per un giorno cambio sistema. È vero che oggi celebriamo l’ascensione del Signore al cielo, ma la faccenda che da oggi si può celebrare la messa mi ha fatto cambiare idea. Niente commento al vangelo, ma subito il commento alla parola del giorno e cioè messa. E quindi a tutti arriverà in anticipo questo commento. Finalmente si ricomincia, con la messa. Certo ci sono le linee guida, i protocolli, le procedure, ma spero che ci possa essere la comunità che celebra con prudenza, ma che fa comunità. Non sono un fanatico delle riaperture delle chiese. Mi sembra che i problemi reali sono altri. Però è venuto anche questo momento. Domani prenderò la mia macchina che si era ormai abituata e rassegnata a fare l’unica strada che le era consentita dalle norme Bergamo-Rosciano, Rosciano – Bergamo, per salire a Blello per celebrare la messa. Certo che ho voglia di rivedere la gente, la chiesa, certo che ho voglia di condividere l’eucarestia con voi. Ma in me c’è tanta preoccupazione, non tanto per il rispetto delle norme, quanto per il rispetto delle persone. So che nelle nostre comunità tanti si sono dati da fare per preparare tutto bene e speriamo che tutto funzioni a meraviglia. Ma un po’ di paura me la porto dentro. E poi come sarà la strada? Ci saranno già i grandi gruppi di ciclisti che risalgono la val D’Imagna? Se sì, devo rassegnarmi al fatto che siamo sulla strada per tornare come prima. Mentre salgo mi guarderò un po’ in giro e da curioso quanto sono, guarderò quanti bar saranno aperti e quanta gente riprenderà il rito del caffè e allora avrò la certezza che, se sarà così, il vecchio mondo sta tornando. Sentirò i discorsi della gente e allora proverò a capire come si sentono, che cosa portano dentro nel cuore e cercherò di scrutare che speranza hanno per il futuro. Ma più ancora cercherò di capire che progetti, che sogni hanno, che sogni abbiamo per il futuro. Si sono un curioso che rasenta il giudizio ,ma chi di noi non si è guardato in giro in questi giorni di riapertura?  Gli anziani diranno che i giovani non sono cambiati perché rivogliono la movida. I giovani diranno che i genitori sono pieni di ansia e stressanno i figli. I preti stanno già pensando al cre, alle messe, alle prediche. Anche io ho preparato il mio solito schema della predica su un foglio, era mesi che non lo facevo. Ma se domani succederà tutto questo allora saremo al punto di partenza. Mi sono chiesto se mi è mancata la messa in questo periodo. Sì mi è mancata. E cerco di spiegarmi. Non mi è mancato il rito dentro la mia chiesa, non ho sentito malinconia  per il fatto che la chiesa era vuota. Non mi è mancata la predica domenicale, ho fatto un po’ silenzio ed è meglio così. O forse tanti di noi preti abbiamo parlato anche in questo tempo di silenzio. Non mi è mancato il precetto in sé, la preparazione della celebrazione, il canto,  la ritualità. No, non mi è mancato il fatto che non potevo presiedere la celebrazione come se quella cosa lì fosse il mio ruolo, e che in quella messa io posso parlare alla mia gente.  No, tutto questo non mi è mancato. Mi è mancata invece non la messa, ma l’eucarestia, il rendere grazie con la gente. Mi è mancata la possibilità di un tempo comunitario in cui insieme chiedere perdono per gli errori commessi durante la settimana. Mi è mancata la parola che anche io devo meditare e non solo spiegare. Mi è mancato di portare non la processione dei doni dell’offertorio, ma l’offerta al Signore di quel mondo povero, malato, scarto del mondo. Mi è mancata la comunione perché è il momento di intimità più grande con il mio Signore. E infine mi è mancato quel: la messa è finita andate in pace. Cioè mi è mancato qualcuno che mi invitasse a vivere la settimana con il Signore e in pace con gli uomini e le donne. O forse nemmeno tutto questo mi è mancato perché ho provato a vivere tutto questo nel mio mondo interiore e a raccontarlo quando mi capitava ad ogni uomo o donna che incontravo. forse il mondo nuovo ci chiede sì di celebrare la messa in chiesa, ma di conservare tutto nel cuore, come faceva Maria, e soprattutto di praticare la parola, come chiede Gesù. Buona eucarestia….

5 pensieri su “messa

  1. sr rita

    Noi ancora non abbiamo queste “ricominciare” perché siamo ancora nella fase 1. Ma da qualche domenica il nostro Parroco ci ammette alla Messa che celebra e trasmette in face book per la comunità parrocchiale. Quindi noi domani( per voi sono già le 2,51 della notte che apre alla domenica dell’Ascensione) parteciperemo alla Messa delle 8.30 e praticamente quasi solo noi, il parroco, un cantore e un chierichetto .Durane la Messa rinnoveremo i Voti di vivere come Gesù povere, caste, obbedienti. Ci aiuti la vostra preghiera a concretizzare la nostra consacrazione di Poverelle in questa missione che tale rimane anche se la pandemia ci limita nelle attività. Ma come tutti voi dite,ci favorisce l’interiorità.

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  2. sr Alida

    Questo ritorno alla comunità parrocchiale ,dopo questo tempo ,anche se pieno di restrizioni ,spero sia un vero ritorno all’interiorità ,e mi torna un particolare che il nostro parroco ha inviato ,nell’insieme di norme : che questo tenere le distanze in chiesa sia anche un pensare di più a quello che stiamo vivendo e non tornare ad arrivare a chiaccherare prima e dopo la messa ….Pur reincontrandoci tra di noi sia un più di incontro con il Signore….. e che non si scontenti nessuno per il fatto di rispettare i numeri i posti … Prego per questo nuovo ritorno in tutte le parrocchie Ricordo al Signore di cuore la comunità di sr Rita ,e le comunità del Brasile in questa prima fase per loro ….

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  3. Elena

    La messa non mi è mancata troppo… Appuntamento alla messa della domenica mattina in TV, quando ancora l’ultima figlia rimasta in casa dorme. Un momento fatto di condivisione spirituale e comunione con molti altri credenti. Nel silenzio. Lo stesso silenzio che mi permette l’ascolto ed un pregare più interiore che esteriore. Mi è mancata e mi manca l’Eucarestia, ma anche questa l’ho vissuta e la vivo in famiglia e nella quotidianità del lavoro, in comunione con colleghi e famiglie, con i bambini e gli amici costretti alla lontananza che sa di cura, di delicatezza, di rispetto reciproco anche attraverso una connessione. Oggi non parteciperò alla messa in chiesa, aspetterò. Lascerò il posto a chi ne sente più bisogno di me. A chi non può fare a meno del rito, dell’incontro con gli altri, della Comunione sulla mano. Ci sono cose che per me non torneranno più come prima del Covid 19! Perché sono diversa io. Non rinuncio a nulla, non sono diventata misantropa o individualista e solitaria, faccio scelte diverse, approccio in modo differente. Non è la forma che mi interessa, ma la sostanza. E la sostanza della Chiesa non è solo nell’entrare in una chiesa. In chiesa ci entro, in solitudine, durante altri momenti, ma Dio l’incontro in ogni luogo, in ogni persona, in ogni circostanza. Riprenderò ad andare a messa in chiesa, col tempo, perché sì, molte cose torneranno come prima. Lo farò con cura e con delicatezza, lo farò con rispetto e con amore. Allora avrà senso anche questa pazienza portata come un nutrimento dentro i nostri corpi desiderosi di vita e di normalità, dentro le nostre vite che ne hanno viste e passate tante…. Una preghiera per la Congregazione delle Poverelle, una preghiera per tutti coloro che oggi tornano in chiesa, con dubbi e paure, ma con fede e, perché no, con coraggio.
    Buona domenica a tutti!

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  4. Giorgio

    Credo in fondo che chi percorre la VIA, in cerca della VERITÀ, che da senso alla VITA, non abbia sofferto per la mancanza dell’abitudinario, perché anche se in modo diverso ha vissuto la fede ugualmente…

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  5. Sury

    Mi sarebbe piaciuto che prima di ritornare alla celebrazione, avessimo fatto un cammino di riflessione ecclesiale sul “prima” e sul futuro. Siamo sicuri che il “prima” (mi riferisco al “prima Covid19”) era così buono, da riproporlo con la stessa forza dopo questo tempo, vissuto da tanti come una “pausa”, e non come un grande insegnamento impregnato di sofferenza e fatica che dovrebbe portare dentro di noi un mutamento profondo? Non ho mai smesso di sentirmi in comunione con il Signore pur non andando in chiesa, e devo dire che ho assaporato con stupore la condivisone del pane che abbiamo benedetto a casa nostra insieme a tante altre persone che partecipavano nella celebrazione online della domenica. Non voglio dire che valorizzo la celebrazione online rispetto alla gioia di incontrarsi, quando la celebrazione non è un rito ripetitivo ma l’esperienza del Pane e la Parola condivisi in una comunità vera dove c’è spazio per tutti e da dove si esce con una spinta nuova, rincuorati, sentendosi figli e fratelli (purtroppo non sono tante le celebrazioni che hanno questo stile). Personalmente mi rattrista l’idea di riprendere una “normalità” liturgica, sociale, comunitaria senza chiederci se proprio non dobbiamo fare nessun cambiamento nei nostri stili di vita, nelle modalità di espressione della fede, nell’attenzione delicata e responsabile verso il creato, nel modo di rapportarci con i vicini e con i lontani che in questo momento mancano proprio dell’unico pane per continuare a vivere.
    Credo che nei prossimi tempi noi, come chiesa dovremmo leggere quanto vissuto in un ottica che coinvolga le nostre scelte verso un cambiamento di rotta per riportare al centro la persona di Gesù e la persona stessa, costruendo le basi per una svolta, perché quel “prima” che abbiamo vissuto non è più proponibile né pensabile dal punto di vista etico, cristiano e umano.

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