Mercoledì 7 giugno

di | 6 Giugno 2017

Mt 24,15-25                                                  

 15 Quando dunque vedrete presente nel luogo santo l’abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele – chi legge, comprenda –, 16 allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti, 17 chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere le cose di casa sua, 18 e chi si trova nel campo non torni indietro a prendere il suo mantello. 19 In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano! 20 Pregate che la vostra fuga non accada d’inverno o di sabato. 21 Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale non vi è mai stata dall’inizio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. 22 E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma, grazie agli eletti, quei giorni saranno abbreviati. 23 Allora, se qualcuno vi dirà: “Ecco, il Cristo è qui”, oppure: “È là”, non credeteci; 24 perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e miracoli, così da ingannare, se possibile, anche gli eletti. 25 Ecco, io ve l’ho predetto.

Commento

Mi sembra che è un brano di difficile comprensione e spiegazione e quindi cerco di stare attento a tutto quello che scrivo. E prendete queste parole con molta attenzione. Certo sorprende che in un vangelo che è annuncio della beatitudine e della pace ci siano parole così dure. Eppure la storia degli uomini è anche questa, segnata dalla devastazione. L’abominio della devastazione è il luogo più sacro del tempio di Gerusalemme che viene invaso dal male. E allora se il male entra anche nel tempio sacro non resta che fuggire. Ma non è così la guerra? Quando entra negli spazi più sacri e intimi non resta che fuggire. Quando il male entra nell’intimo dell’uomo e dell’umanità tutto è devastazione. L’umanità intera e l’uomo fa questa esperienza quando il male prende il sopravvento sul bene, da qui non si può tornare indietro. Forse questo fuggire lontano dai monti non è solo la fuga dalla violenza, ma anche il tentativo dell’uomo che vuole  il bene di cercare un luogo il più lontano possibile dal male. C’è un diritto-dovere di fuga che non è viltà, ma timor di Dio e cioè consapevolezza che, pur nella nostra fragilità, ci è chiesto di custodire il dono di Dio. Da ogni esposizione all’adorazione dell’idolo bisogna ritrarsi, senza la temerarietà di pensarsi forti e indenni. In questi tempi così duri esiste come una speranza che abbrevia il tempo e che riporta la pace perché l’idolo del male viene come cacciato fuori. L’uomo che confida in Dio e non nei falsi profeti e che opera il bene a favore dell’umanità può essere colui che abbrevia il tempo per un ritorno alla pace

Preghiamo

Preghiamo per tutti gli operatori di pace.

3 pensieri su “Mercoledì 7 giugno

  1. sr Alida

    Cercare un luogo più lontano possibile dal male…pur nella nostra fragilità ci è chiesto di custodire il dono di Dio ……Che angoscia questo tratto di Parola …che è anche la realtà ..Il Signore però ci dà sempre un motivo di speranza,per non soccombere ..Prego per tutti gli operatori di pace .

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  2. sr Rita

    C’è un diritto-dovere di fuga che non è viltà, ma timor di Dio e cioè consapevolezza che, pur nella nostra fragilità, ci è chiesto di custodire il dono di Dio. Colgo tutta la bellezza di queste parole di Don Sandro e le dedico a chi ha paura di fuggire dalle occasioni che fanno male.

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  3. . Elena

    Parole dure, quelle di oggi, ma che aprono spazi a meditazioni più profonde. E alla tenacia dell’essere credenti, dello stare in Dio. Anche se il costo è alto e la paura è molta. Difesa, preghiera, pensiero, fiducia, speranza, amore, sono racchiuse nella Parola di oggi. Che possiamo scoprire ed operare ogni forma di bene nel tempo che ci viene dato. Preghiamo per gli operatori di pace e per lo zio Guido che si è ricongiunto al Padre.

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