mercoledì 29 maggio

di | 28 Maggio 2024

Mc. 9,1-13

2 Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro 3 e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4 E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. 5 Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!». 6 Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. 7 Poi si formò una nube che li avvolse nell’ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». 8 E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. 9 Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risuscitato dai morti. 10 Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. 11 E lo interrogarono: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». 12 Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. 13 Orbene, io vi dico che Elia è già venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui».

Commento

Di questo racconto di trasfigurazione non sto a dire molto riguardo al suo aspetto storico e narrativo. Per esempio, la tradizione cristiana ha identificato questo monte con il monte Tabor. Dicendo questo non nego la portata e la forza storica di un racconto, ma non è questo l’oggetto della mia riflessione. Mi interessano invece alcune semplici questioni. La prima la descrivo così: Gesù in questo episodio dichiara ai suoi discepoli che in quel momento erano con lui una cosa importante: il Signore comprende qualcosa di più della sua vita, un qualcosa che lo porta sempre più ad essere cosciente che la sua vicenda finirà a Gerusalemme sulla croce e comprende ance che, se la croce è vissuta come dono, può portare alla resurrezione, alla luce. Ecco perché in questo racconto si usano tutti segni di luce e di splendore. Un secondo spunto è legato al fatto che sono presenti simbolicamente Mosè ed Elia. Non sono soltanto due grandi padri di Israele, ma il loro modo di vivere e di morire sono segno della vita e della resurrezione. Di Elia si narra che salì al cielo su un carro di fuoco, di Mosè si dice che morì con un bacio di Dio sulla bocca. Quindi il racconto ci avvina sempre di più a un Gesù che prende coscienza della sua condizione di uomo che va verso la croce e la resurrezione.

Preghiamo

Preghiamo per chi soffre ed è nel buio della vita

2 pensieri su “mercoledì 29 maggio

  1. Elena

    La visione di Gesù trasfigurato è qualcosa che mi fa sentire una nostalgia sottile. Un desiderio di incontro con l’amore e con la luce da cui proveniamo. Un ritorno ad una bellezza avvolgente che è pienezza assoluta, e gioia indescrivibile, universale… Fusione in qualcosa che è oltre e dopo la nostra vita, ma che comunque attraversa la nostra vita e di cui, a volte, percepiamo bagliori di luce, lampi di felicità assoluta . Penso ai tre discepoli, rapiti in questa manifestazione estatica. E chi avrebbe mai voluto tornare coi piedi per terra e alle realtà quotidiane? Gesù ci riporta alla croce, e alla Sua risurrezione, nella quale ci vuole con Sé. Un pensiero doloroso seguito da un pensiero di speranza per tutti noi…
    Una preghiera per chi attraversa il buio e non riesce a vedere un oltre con speranza.

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  2. sr Alida

    Gesù vive la croce come dono. È una cosa grande.. A cammino compiuto e passo passo le luci ci conducono alla grande luce della Risurrezione. Per chi soffre ed è nel buio della vita preghiamo.

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