mercoledì 24 ottobre

di | 24 Ottobre 2018

chagallCt 5,1-8

Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa, e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo; mangio il mio favo e il mio miele, bevo il mio vino e il mio latte. Mangiate, amici, bevete; inebriatevi, o cari.2 Io dormo, ma il mio cuore veglia. Un rumore! È il mio diletto che bussa: «Aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, perfetta mia; perché il mio capo è bagnato di rugiada, i miei riccioli di gocce notturne». 3 «Mi sono tolta la veste; come indossarla ancora? Mi sono lavata i piedi; come ancora sporcarli?». 4 Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio e un fremito mi ha sconvolta. 5 Mi sono alzata per aprire al mio diletto e le mie mani stillavano mirra, fluiva mirra dalle mie dita sulla maniglia del chiavistello. 6 Ho aperto allora al mio diletto, ma il mio diletto già se n’era andato, era scomparso. Io venni meno, per la sua scomparsa. L’ho cercato, ma non l’ho trovato, l’ho chiamato, ma non m’ha risposto. 7 Mi han trovato le guardie che perlustrano la città; mi han percosso, mi hanno ferito, mi han tolto il mantello le guardie delle mura. 8 Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, se trovate il mio diletto, che cosa gli racconterete? Che sono malata d’amore!

Commento

Il tema del sonno-risveglio è importante nel Cantico. Qui, al v.2, si dice addirittura che anche nel sonno il cuore veglia: malgrado i tempi dell’oblio, quando tutto sembra messo da parte, una parte di noi misteriosamente “veglia”. La speranza sta proprio nella certezza che non è possibile che scompaia completamente la forza del legame d’amore. Tale è la “rappresentazione” di questo dormire, ma appunto c’è qualcosa, ed è la parte più preziosa, il cuore, che veglia, che non è sopraffatto. E’ quella parte dell’anima, sia personale che collettiva, pronta a sentire e ad ascoltare. Ed è quello che consente appunto di accorgersi che l’Amato bussa alla porta. E’ stupendo che egli si presenti in tutta la sua potenza buona e amante, espressa con la sequenza di tutti i termini d’amore con i quali ama chiamarla. Qualunque sia la vicenda, così egli la vede! E sorprendente è pure che egli si presenti a lei quasi come un povero che bussa, eppure è lui a portare il dono essenziale. Ma, secondo il v.3, ecco l’altro gioco: non vi  è solo veglia, ma lontananza; si è tolta la veste e sembra come bloccata nella sua condizione; dovrebbe sporcarsi i piedi per aprirgli, ma le sembra impossibile. Lui sembra non volersi arrendere, quasi volesse entrare “a porte chiuse”!, forzare la chiusura che lo lascia fuori. Non ho dubbi sul fatto che ognuno si specchi in queste parole e vi colga tutte le esitazioni, i dinieghi, i ritardi nel rispondere alla responsabilità di amare. E poi in un gioco che non finisce mai ecco la ricerca per l’ennesima volta dell’amato, fino ad arrivare alle guardie che percuotono l’amata. Insomma quello dell’amare è un gioco infinito tra veglia, lontananza, ricerca, ritrovamento e perdita per poi ricominciare da capo.

Preghiamo

Preghiamo per Elena

3 pensieri su “mercoledì 24 ottobre

  1. . Elena

    Mia sorella Silvia ed io siamo finalmente in ospedale, domani mattina il nostro trapianto di rene. L’amore ha molti sguardi, molte incertezze, molti desideri, molte titubanze, molte lontananze, molte ricerche. Anche noi, da sorelle, riconosciamo tutto questo. L’amore chiede che ci si metta in gioco, l’amore non chiede sconti, chiede responsabilità! Che questo amore, domani, porti il frutto di una lunga, paziente ricerca. Porti testimonianza che si può amare anche dove tutto sembra difficile, perduto. Chiedo a tutti voi la preghiera, tessuto della volontà del Padre, che ama ricamare i suoi ricami più belli e preziosi. Vi ringrazio dell’amore ricevuto e dato, segno di presenza creatrice e dinamica del nostro essere tutti fratelli e sorelle. Figli…
    Affido Silvia alla misericordia di Dio e vi porto nel cuore. Con affetto vi abbraccio!

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  2. sr Rita

    Prego di cuore per Elena e Silvia, per questo grande gesto di amore e di trepidazione. Dio sia la vostra speranza e ricompensa.

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