martedì 22 marzo

di | 21 Marzo 2022

Gen 41,1-36

1 Due anni dopo, il faraone sognò di trovarsi presso il Nilo. 2Ed ecco, salirono dal Nilo sette vacche, belle di aspetto e grasse, e si misero a pascolare tra i giunchi. 3Ed ecco, dopo quelle, salirono dal Nilo altre sette vacche, brutte di aspetto e magre, e si fermarono accanto alle prime vacche sulla riva del Nilo. 4Le vacche brutte di aspetto e magre divorarono le sette vacche belle di aspetto e grasse. E il faraone si svegliò. 5Poi si addormentò e sognò una seconda volta: ecco, sette spighe spuntavano da un unico stelo, grosse e belle. 6Ma, dopo quelle, ecco spuntare altre sette spighe vuote e arse dal vento d’oriente. 7Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe grosse e piene. Il faraone si svegliò: era stato un sogno. 8Alla mattina il suo spirito ne era turbato, perciò convocò tutti gli indovini e tutti i saggi dell’Egitto. Il faraone raccontò loro il sogno, ma nessuno sapeva interpretarlo al faraone.
9Allora il capo dei coppieri parlò al faraone: “Io devo ricordare oggi le mie colpe. 10Il faraone si era adirato contro i suoi servi e li aveva messi in carcere nella casa del capo delle guardie, sia me sia il capo dei panettieri. 11Noi facemmo un sogno nella stessa notte, io e lui; ma avemmo ciascuno un sogno con un proprio significato. 12C’era là con noi un giovane ebreo, schiavo del capo delle guardie; noi gli raccontammo i nostri sogni ed egli ce li interpretò, dando a ciascuno l’interpretazione del suo sogno. 13E come egli ci aveva interpretato, così avvenne: io fui reintegrato nella mia carica e l’altro fu impiccato”. 14Allora il faraone convocò Giuseppe. Lo fecero uscire in fretta dal sotterraneo; egli si rase, si cambiò gli abiti e si presentò al faraone. 15Il faraone disse a Giuseppe: “Ho fatto un sogno e nessuno sa interpretarlo; ora io ho sentito dire di te che ti basta ascoltare un sogno per interpretarlo subito”. 16Giuseppe rispose al faraone: “Non io, ma Dio darà la risposta per la salute del faraone!”. 17Allora il faraone raccontò a Giuseppe: “Nel mio sogno io mi trovavo sulla riva del Nilo. 18Ed ecco, salirono dal Nilo sette vacche grasse e belle di forma e si misero a pascolare tra i giunchi. 19E, dopo quelle, ecco salire altre sette vacche deboli, molto brutte di forma e magre; non ne vidi mai di così brutte in tutta la terra d’Egitto. 20Le vacche magre e brutte divorarono le prime sette vacche, quelle grasse. 21Queste entrarono nel loro ventre, ma non ci si accorgeva che vi fossero entrate, perché il loro aspetto era brutto come prima. E mi svegliai. 22Poi vidi nel sogno spuntare da un unico stelo sette spighe, piene e belle. 23Ma ecco, dopo quelle, spuntavano sette spighe secche, vuote e arse dal vento d’oriente. 24Le spighe vuote inghiottirono le sette spighe belle. Ho riferito il sogno agli indovini, ma nessuno sa darmene la spiegazione”.
25Allora Giuseppe disse al faraone: “Il sogno del faraone è uno solo: Dio ha indicato al faraone quello che sta per fare. 26Le sette vacche belle rappresentano sette anni e le sette spighe belle rappresentano sette anni: si tratta di un unico sogno. 27Le sette vacche magre e brutte, che salgono dopo quelle, rappresentano sette anni e le sette spighe vuote, arse dal vento d’oriente, rappresentano sette anni: verranno sette anni di carestia. 28È appunto quel che ho detto al faraone: Dio ha manifestato al faraone quanto sta per fare. 29Ecco, stanno per venire sette anni in cui ci sarà grande abbondanza in tutta la terra d’Egitto. 30A questi succederanno sette anni di carestia; si dimenticherà tutta quell’abbondanza nella terra d’Egitto e la carestia consumerà la terra. 31Non vi sarà più alcuna traccia dell’abbondanza che vi era stata nella terra, a causa della carestia successiva, perché sarà molto dura. 32Quanto al fatto che il sogno del faraone si è ripetuto due volte, significa che la cosa è decisa da Dio e che Dio si affretta a eseguirla. 33Il faraone pensi a trovare un uomo intelligente e saggio e lo metta a capo della terra d’Egitto. 34Il faraone inoltre proceda a istituire commissari sul territorio, per prelevare un quinto sui prodotti della terra d’Egitto durante i sette anni di abbondanza. 35Essi raccoglieranno tutti i viveri di queste annate buone che stanno per venire, ammasseranno il grano sotto l’autorità del faraone e lo terranno in deposito nelle città. 36Questi viveri serviranno di riserva al paese per i sette anni di carestia che verranno nella terra d’Egitto; così il paese non sarà distrutto dalla carestia”.

Commento

Il testo nel suo nucleo centrale sta in quell’affermazione che dice: il faraone pensi a trovare un uomo intelligente e saggio. Qui sta la vera questione.  la cornice del testo risiede invece nell’affermazione della grandezza d’Egitto e di conseguenza della sua vanità e della carestia che colpisce il paese. Giuseppe a suo modo garantisce una prosperità, una via di uscita dalla carestia. Giuseppe interpreta il sogno al faraone. Giuseppe “il dimenticato”(dal coppiere!) è in grado di fare ciò che il faraone non può fare. Può ricevere il futuro assegnato da Dio. Giuseppe può capire il sogno perché è aperto nei confronti del nuovo futuro: nella sua interpretazione si mostra come colui che mette al centro Dio. Non si fa distrarre dall’interessante fenomeno del sogno in se, ma si focalizza esclusivamente su Dio, colui col quale il faraone deve fare i conti. La spiegazione del sogno non è eccezionale, ma la convinzione che Dio accompagna Giuseppe,  quella è ferma in lui.  Giuseppe sapiente e intelligente trova una soluzione alla questione della carestia. Diventa ministro che riorganizza e pianifica lo stato. Ma tutto questo nasce da una convinzione: Dio accompagna un popolo; dal canto suo Giuseppe è la persona che, ascoltando Dio, diventa capace di realizzare i piani di salvezza di Dio. Giuseppe è saggio ed intelligente perché nella sua azione ascolta Dio e vuole il bene di un popolo, come conseguenza salva il popolo dalla carestia. Giuseppe non cerca il successo personale, ma il bene del popolo.

Preghiamo

Preghiamo per Massimo

2 pensieri su “martedì 22 marzo

  1. Elena

    La mia mamma ci raccontava questa storia delle vacche grasse e magre e delle spighe piene e vuote. Ci raccontava di Giuseppe e della sua assoluta fiducia in Dio, in qualunque condizione si trovasse. La mamma ci insegnava ad avere fiducia in una parola più grande, e ad essere accorti e prudenti perché nella vita questo può accadere. E accade, a ciascuno, Un tempo di pienezza ed un tempo di vuoto. Le risposte le troviamo nella fiducia e nella saggezza di un Dio che non ci abbandona ma che permette a persone dotate di intelligenza e duttilità di operare un bene grande per tutti. Possa essere così in questo tempo difficile!
    Prego per Massimo.

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  2. sr Alida

    Affidarsi a Dio, operare il bene per una migliore umanità. Prego con voi per Massimo.

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