ql 1,12-18
12]Ho considerato poi la sapienza, la follia e la stoltezza. «Che farà il successore del re? Ciò che è gia stato fatto». [13]Mi sono accorto che il vantaggio della sapienza sulla stoltezza è il vantaggio della luce sulle tenebre: [14]Il saggio ha gli occhi in fronte, ma lo stolto cammina nel buio.
Ma so anche che un’unica sorte
è riservata a tutt’e due. [15]Allora ho pensato: «Anche a me toccherà la sorte dello stolto! Allora perché ho cercato d’esser saggio? Dov’è il vantaggio?».E ho concluso: «Anche questo è vanità». [16]Infatti, né del saggio né dello stolto resterà un ricordo duraturo e nei giorni futuri tutto sarà dimenticato. Allo stesso modo muoiono il saggio e lo stolto. [17]Ho preso in odio la vita, perché mi è sgradito quanto si fa sotto il sole. Ogni cosa infatti è vanità e un inseguire il vento. [18]Ho preso in odio ogni lavoro da me fatto sotto il sole, perché dovrò lasciarlo al mio successore.
Commento
Il re di Gerusalemme da uomo saggio ha un compito, quello di cercare, di capire di indagare. Qoelet percepisce quanto è importante questa questione, sa che passa proprio in questa ricerca la pienezza della vita e la felicità piena. Addirittura sembra che Dio ha assegnato all’uomo questo compito di cercare, di capire, di dare risposte alle grandi domande della vita. E qoelet accetta volentieri questo compito, lo sente come la vocazione della sua vita. Ma allora perché arriva alla conclusione che tutto è vanità, cioè soffio. Perché vi è la dichiarazione che alla fine tale ricerca non porta a nulla?. Provo a dire alcuni motivi che prendo dal testo. Non si tratta di un’operazione inutile nel senso di una cosa che non porta a niente, essa è invece soffio, cioè si conosce qualcosa, non tutto e anche questo qualcosa passa via come soffio. Ancora: conoscere porta con sé il dolore e il soffrire. Conoscere è impegnativo, perché comporta entrare in mondo complessi, dolorosi appunto. Ecco perché sembra che alla fine qoelet dichiari che è soffio cercare, anche se l’uomo non rinuncia mai a questa azione, perché sta dentro nel suo cuore. L’andamento del pensiero di questi versetti mette in evidenza che Qoèlet non ritiene inutile la ricerca della sapienza e della conoscenza, ma lo sforzo compiuto dall’uomo nel tentativo di raggiungerla, di diventare grande accrescendo il sapere. È questa inutilità e la percezione dei limiti della sapienza, mentre invece si vorrebbe conoscere tutto, che fa sperimentare il fastidio e il dolore.
Preghiamo
Preghiamo per tutti coloro che sono in ricerca.
Il vantaggio della luce sulle tenebre…ci aiuta a cercare , e mai perdere la speranza ricca di piccole o grandi proposte che ci vengono offerte ogni giorno .,mi unisco alla vostra preghiere…
Qoelet parla spesso di “dover lasciare” quello che ha raggiunto, quello che ha realizzato sia come ricerca della sapienza, sia come lavoro e conquista. E’ bella la sua intuizione: tutto è come un soffio che passa, pertanto non identificarti con quello che hai raggiunto. Ma nello stesso tempo mi pare di dover tenere aperta la prospettiva di un futuro che non ci appartiene, ma che ci viene donato da Dio. Non tutto passa. Rimane il bene, il bello, il buono che farà di noi figli eternamente amati. Preghiamo per Fabio che, alle 8,30 ha una intervista per un lavoro. Disoccupato lui e moglie ed hanno 4 figli: due generati da loro e due in affido.
È importante ricordare chi e cosa siamo sulla terra. È importante lasciare al nostro presente e al nostro passaggio, una prospettiva di cammino futuro. Qualcosa di incompiuto insomma. Qualcosa che preveda altro al di fuori di noi stessi. Il qui e ora per vivere in pienezza sapendo che tutto va a ricolmare quel cesto d’amore dal quale veniamo e a cui ritorniamo. Prego per Fabio e la sua famiglia e per Renato. Ricordo in questo giorno tutte le vittime di attentati terroristici.