lunedì 9 ottobre

di | 8 Ottobre 2017

chagall giuseppe Gen 42,25-38                                            

25 Quindi Giuseppe diede ordine che si riempissero di grano i loro sacchi e si rimettesse il denaro di ciascuno nel suo sacco e si dessero loro provviste per il viaggio. E così venne loro fatto. 26 Essi caricarono il grano sugli asini e partirono di là. 27 Ora in un luogo dove passavano la notte uno di essi aprì il sacco per dare il foraggio all’asino e vide il proprio denaro alla bocca del sacco. 28 Disse ai fratelli: «Mi è stato restituito il denaro: eccolo qui nel mio sacco!». Allora si sentirono mancare il cuore e tremarono, dicendosi l’un l’altro: «Che è mai questo che Dio ci ha fatto?». 29 Arrivati da Giacobbe loro padre, nel paese di Canaan, gli riferirono tutte le cose che erano loro capitate: 30 «Quell’uomo che è il signore del paese ci ha parlato duramente e ci ha messi in carcere come spie del paese. 31 Allora gli abbiamo detto: Noi siamo sinceri; non siamo spie! 32 Noi siamo dodici fratelli, figli di nostro padre: uno non c’è più e il più giovane è ora presso nostro padre nel paese di Canaan. 33 Ma l’uomo, signore del paese, ci ha risposto: In questo modo io saprò se voi siete sinceri: lasciate qui con me uno dei vostri fratelli, prendete il grano necessario alle vostre case e andate. 34 Poi conducetemi il vostro fratello più giovane; così saprò che non siete spie, ma che siete sinceri; io vi renderò vostro fratello e voi potrete percorrere il paese in lungo e in largo». 35 Mentre vuotavano i sacchi, ciascuno si accorse di avere la sua borsa di denaro nel proprio sacco. Quando essi e il loro padre videro le borse di denaro, furono presi dal timore. 36 E il padre loro Giacobbe disse: «Voi mi avete privato dei figli! Giuseppe non c’è più, Simeone non c’è più e Beniamino me lo volete prendere. Su di me tutto questo ricade!». 37 Allora Ruben disse al padre: «Farai morire i miei due figli, se non te lo ricondurrò. Affidalo a me e io te lo restituirò». 38 Ma egli rispose: «Il mio figlio non verrà laggiù con voi, perché suo fratello è morto ed egli è rimasto solo. Se gli capitasse una disgrazia durante il viaggio che volete fare, voi fareste scendere con dolore la mia canizie negli inferi».

Commento

Continua questo percorso di riconciliazione e di perdono. Siamo arrivati al punto che Giuseppe accusa i fratelli  di essere delle spie, e li fa mettere in prigione. Come prezzo per essere liberati, chiede loro di tornare a casa e di portargli il «fratello più piccolo», Beniamino. Nell’attesa, trattiene uno di loro (Simeone) come caparra del loro ritorno. I nove fratelli ripartono verso Caanan, e Giuseppe orchestra una prima prova per verificare l’effettivo cambiamento del cuore dei fratelli. Insieme al grano fa mettere (a loro insaputa) nei loro sacchi anche il denaro con cui avevano pagato il grano. La domanda di Giuseppe di fronte a questo gesto può essere formulata così: quando scopriranno il denaro che cosa faranno? Terranno il denaro e lasceranno Simeone in prigione come avevano fatto con lui anni prima? “Per quale vera ragione i miei fratelli mi hanno venduto ai mercanti?”, si sarà chiesto Giuseppe negli anni egiziani. “Solo per quei venti sicli d’argento? E ora, faranno altrettanto con un altro fratello? O invece sono cambiati?” In molti grandi conflitti con i nostri “fratelli”, prima o poi affiora la domanda: ma lo avranno fatto per i soldi? Per l’eredità? Per la casa? Ma è stato veramente per così poco che ci siamo fatti del male, abbiamo spezzato il legame della nostra fraternità, e fatto “morire” i nostri genitori? Tutto questo dolore per soli venti denari? I fratelli vivono un grande senso di colpa: il padre ha già perso un figlio e non ne vuole perdere un altro. Colpa di chi? Ricada su di noi la colpa. Anche questo fa parte del cammino di riconciliazione, sapere che qualcuno soffre, si sente ferito, sente il peso di una colpa. Riconciliarsi vuol dire entrare in questo mondo, riconoscerlo e poi fare pace con se stessi e con il nemico. Alla fine di tutto questo Giacobbe acconsente ai figli di ripartire, forse ora sono pronti all’incontro con Giuseppe.

preghiamo

preghiamo per Renata.

3 pensieri su “lunedì 9 ottobre

  1. . Elena

    Il perdono e la riconciliazione passano attraverso i sentieri del dolore e della fatica. Sono sentieri delicati. Richiedono molta forza interiore e pazienza. Non c’è nulla di scontato e coinvolgono persone, situazioni, tempi , circostanze, spiriti diversi. Occorre volontà di ricucire e il passaggio, spesso, resta incomprensibile, come incomprensibile e insondabile è il nostro sentire. Ci sia data questa forza , questa capacità di lettura delle opportunità e questa volontà di riconciliarsi con i fratelli, con gli altri, sempre con uno sguardo che vada oltre l’offesa, la convenienza, la tradizionale ed umana volontà di proteggersi soltanto.
    Preghiamo per Renata e per chi fa fatica anche a perdonare se stesso.

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  2. sr Alida

    Condivido i commenti precedenti ….Per i soldi, per questo frivolo valore spesso si rompono relazioni ? Il perdono ,la riconcialiazione ha ttutto il suo cammino il suo tempo ….Prego per una persona che dice di non essere capace di perdonare….e per tutti noi perchè impariamo il perdono .e per Renata .

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  3. Sr rita

    Questa settimana sono a Dumenza per ritiro.porto tutti nella preghiera in questo monastero di pace e silenzio. Anche voi pregate per me è le altre sorelle con cui vivo questi giorni santi.

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